Tre aziende su 4 non trovano i profili ricercati: +120% rispetto a 10 anni fa

È un fenomeno che coinvolge anche l’Italia, dove la percentuale complessiva è di poco inferiore alla media globale, nonché una minaccia che può mettere un freno alla crescita economica: 3 aziende su 4 non riescono a trovare i profili professionali di cui hanno bisogno. In particolare, secondo una ricerca internazionale ripresa dal World Economic Forum, la percentuale è pari al +120% rispetto al 2012, quando le aziende faticavano a trovare ‘solo’ il 34% dei lavoratori, e +8,7% sul 2021. Secondo il report Upwork’s Future Workforce, il 70% delle organizzazioni ha previsto un aumento del personale entro i prossimi sei mesi, ma a patto che si riescano a trovare i profili specializzati. E gli ambiti di lavoro dove è più difficile scovare i talenti sono Information Technology, sales & marketing, manufatturiero e front office.

Il 43% delle aziende lamenta carenze di competenze

Le aziende si trovano costrette quindi ad affrontare nuove sfide nello scenario globale post-pandemico: il Talent Shortage e lo Skill Shortage, ovvero, la mancanza di competenze tecniche e personali adatte a ricoprire una nuova posizione lavorativa. La ricerca The skillful corporation, redatta da McKinsey, ha messo in evidenza come oggi il 43% delle aziende lamenti carenze di competenze all’interno della propria forza lavoro. Percentuale che sale all’87% se si dilata l’arco temporale fino ai prossimi 5 anni. Non sorprende che per il 53% delle organizzazioni l’azione più utile da intraprendere sia quella di reskillare i dipendenti, seguito dall’assunzione di nuove risorse (20%) e la ridistribuzione della forza lavoro con nuovi incarichi e posizioni (20%).

Quali sono le soft skill più ricercate dagli headhunter?

Secondo gli esperti di ricerca e selezione del personale di Zeta Service attualmente le prime 2 del le 5 top soft skill più ricercate dagli headhunter sono Smart Teamworker, ovvero la capacità di collaborare per portare a termine un progetto anche da remoto, e il Time Management. Riuscire a definire in anticipo gli obiettivi, focalizzando il lavoro verso attività definite e in grado di portare risultati, aiuterà la risorsa a ottimizzare il lavoro.

Da Adaptability a Knowledge Management

Seguono l’Adaptability (sapersi adattare a contesti lavorativi mutevoli, essere aperti alle novità, a nuovi incarichi ed essere disponibili a collaborare con persone con punti di vista anche diversi dal proprio), il Critical Thinking (riuscire a trasmettere le criticità attuali in modo chiaro, accurato e preciso, e saper trovare una soluzione alle criticità che si stanno incontrando), e il Knowledge Management, l’abilità nell’acquisire, organizzare e riadattare dati e informazioni provenienti da fonti diversi. I lavoratori che hanno queste soft skills sanno analizzare le problematiche per poter ricercare le informazioni necessarie a risolvere le necessità. E organizzarle e condividerle in base alle priorità.