L’Italia eccelle nell’economia circolare, non per stile di vita green

Nella classifica dei Paesi europei più attivi nell’economia circolare l’Italia è prima, seguita da Olanda, Austria e Danimarca. Le buone prestazioni sul fronte dell’economia circolare nascono da vari fattori, innanzitutto da condizioni oggettive e tradizionali. La nostra ‘geografia’, infatti, caratterizzata in prevalenza da un clima mite, favorisce bassi consumi di energia, e la strutturale carenza di materie prime, ha ‘abituato’ l’economia italiana a ottimizzare l’uso di energia e risorse naturali. Ma se l’Italia eccelle nell’economia circolare arranca sul fronte dei comportamenti ‘green’, ed è in deciso rallentamento in settori-chiave della transizione ecologica. Come ad esempio la produzione e il consumo di energie rinnovabili. Se nel 2004 l’Italia contava il 6,3% di energia pulita sui consumi finali, e il 17,1% nel 2014, raggiungendo il target europeo del 17% con largo anticipo, nel 2019 si è fermata al 18%. È quanto emerge dal Rapporto di Circonomia, il Festival nazionale dell’economia circolare di Alba.

Prestazioni ambientali in contrasto con il declino economico e sociale

Per quanto riguarda le rinnovabili elettriche, poi, nel 2010 la produzione elettrica da nuove rinnovabili, escludendo l’idroelettrico, era pari all’8%, valore inferiore alla media europea, e se nel 2015, con un balzo trainato dal fotovoltaico, era arrivata al 23%, si è fermata alla stessa percentuale fino al 2019. Inoltre, le prestazioni ambientali dell’Italia contraddicono il persistente declino del Paese sotto il profilo economico e sociale. L’Italia arretra, talora in assoluto, più spesso in termini relativi rispetto agli altri Paesi, sotto il profilo del reddito, delle condizioni sociali, dei tassi occupazionali, dei divari di genere e generazionali.

Comportamenti di consumo poco sostenibili

La terza ‘ombra’ riguarda i comportamenti, gli stili di vita e di consumo. Nel confronto con altri Paesi europei l’Italia, che nell’indice di circolarità primeggia, mostra un’assai maggiore lentezza nell’aprirsi a modelli di consumo e stili di vita ‘circolari’. Nelle nostre case consumiamo più energia della media dei cittadini europei: peggio di noi fanno solo Belgio e Lussemburgo. E la penetrazione del solare termico nei consumi domestici è un quarto di quello della Spagna e meno di metà di quello della Germania.

Indietro per spesa alimentare bio e mobilità alternativa

Sebbene siamo uno dei principali produttori europei di prodotti alimentari biologici, per consumi bio sia rispetto alla spesa alimentare sia per abitante l’Italia è dietro buona parte dei Paesi del Nord Europa. Altro capitolo nel quale fatichiamo è quello della mobilità alternativa: da una parte siamo il Paese europeo con il più alto tasso di motorizzazione privata dall’altra pur essendo i primi produttori europei di biciclette i ritmi di vendita di bici ed e-bike sono ampiamente al di sotto della media europea. Nell’ambito dei comportamenti ‘green’, vanno poi sottolineate le profonde differenze tra le regioni. Dalla diffusione delle energie rinnovabili all’utilizzo degli eco-bonus, dal car-sharing alla raccolta differenziata, il gap tra Nord e Sud  è vistoso e non pare in via di riduzione.