Covid, impennata di cyberattacchi nel secondo trimestre 2020

Tra il primo e il secondo trimestre del 2020 l’incremento di attacchi informatici in Italia è stato superiore al 250%, con un picco di 86 attacchi nel mese di giugno. A quanto risulta dal secondo rapporto sulle minacce informatiche elaborato dall’Osservatorio sulla Cybersecurity di Exprivia, giugno è stato il mese in cui dall’inizio dell’anno si sono verificati la maggior parte di attacchi, incidenti e violazioni della privacy a danno di aziende, privati e PA.  Secondo il rapporto la maggior parte degli attacchi è in relazione all’emergenza Coronavirus. Oltre il 60% degli episodi ha riguardato il furto di dati, con una crescita a tripla cifra rispetto al primo trimestre (+361%), superando di gran lunga sia le violazioni della privacy (11% dei casi) sia le perdite di denaro (7%).

Attacchi di matrice hacktivistica +700%

Sempre nel secondo trimestre gli attacchi di matrice hacktivistica sono cresciuti del 700%. Si tratta di pratiche di azione digitale in stile hacker, un fenomeno emergente spesso collegato a campagne internazionali su temi di grande attualità, come black-lives-matter e revenge-porn. Quadruplicano, inoltre, le truffe tramite tecniche di phishing e social engineering (+307% rispetto al primo trimestre), che ingannano l’utente facendo leva su messaggi esca via e-mail, o utilizzano tecniche tramite social network per carpire dati finanziari o vari codici di accesso. Gli esperti di Exprivia però pongono l’accento anche sui sistemi di videosorveglianza, già colpiti dagli hacker nel primo trimestre con il malware Mirai.

Malware e ransomware a tema Coronavirus

Il 17% degli attacchi è avvenuto tramite malware che hanno sfruttato il Coronavirus per attirare l’attenzione degli utenti. Tra questi gli esperti hanno individuato il programma Corona Antivirus o Covid 9 Antivirus, un malware che permette ai criminali informatici di connettersi al computer delle vittime e spiarne il contenuto, rubare informazioni o utilizzarlo come vettore per ulteriori attacchi. Un altro software malevolo è CovidLock, un ransomware (malware che rende un sistema inutilizzabile esigendo il pagamento di un riscatto per ripristinarlo) che prende di mira gli smartphone Android quando si cerca di scaricare un’app di aggiornamenti sulla diffusione del Coronavirus.

I settori più colpiti

Anche nel secondo trimestre resta però ancora sconosciuta la modalità di attacco informatico in oltre il 30% dei casi. Un dato che evidenzia la necessità di elaborare adeguati sistemi di protezione.  I settori più colpiti? Nei mesi di aprile, maggio e giugno il 26% delle campagne criminali sono state indirizzate verso settori . non classificabili e il 18% ha riguardato settori multipli. Tra gli ambiti che hanno ricevuto più attacchi, la PA e il Cloud (circa il 10% ognuno), le cui piattaforme, anche dopo il lockdown, continuano a risentire dello stress per il lavoro da remoto. I comparti Finance ed Education rimangono ancora nella lista degli ambiti più vulnerabili, ma si registra una “new entry”, il settore Industria, che a giugno ha segnato un picco di attacchi probabilmente collegato alle riaperture di molte fabbriche.

Roma regina dell’estate, ad agosto 2018 oltre 1 milione di arrivi

Ad agosto Roma supera il milione di visitatori, e taglia il traguardo con 1.018.288 arrivi e 2.577.8003 presenze. Una crescita, rispettivamente, del +3,45% e del +3,25% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Di cui significativa è l’incidenza dei visitatori stranieri: secondo dati Ebtl, Ente Bilaterale Territoriale Turismo Regione Lazio, gli arrivi stranieri sono stati 815.332 e 2.116.040 le presenze.

“Nel solo mese di agosto il tasso d’internazionalizzazione della domanda turistica capitolina è schizzato all’82,09% – dichiara Carlo Cafarotti, Assessore allo Sviluppo economico, Turismo e Lavoro di Roma Capitale -. Stiamo polarizzando sempre più visitatori provenienti da mercati emergenti, in particolar modo dalla Cina”, entrata ufficialmente nella top ten dei turisti stranieri a Roma.

A settembre-ottobre più turisti cinesi

Secondo le prenotazioni effettuate nelle strutture alberghiere della capitale nei mesi di settembre-ottobre i cinesi a Roma aumenteranno del 4% (arrivi) e del 5% in termini di presenze. Entro il 2020 la Cina sarà il Paese con il maggior numero di turisti all’estero. “Noi vogliamo che scelgano noi – sostiene Cafarotti -. In tal senso, lavoriamo a stretto contatto con l’Aeroporto di Fiumicino, gatheway europeo per la Cina, con le Associazioni di settore e con i nostri professionisti di filiera”.

Non meno importante la nuova sinergia stabilita con il Programma europeo International Urban Cooperation, che vedrà Roma e tre città cinesi impegnate nello scambio integrato su temi di smart city, mobilità, efficienza energetica, sviluppo e turismo.

La performance migliore la stabilisce il lusso

Trend positivo anche per la fascia del lusso, che rispetto al mese di agosto 2017 registra un aumento del 4,68% (arrivi), e del 4,64% in fatto di presenze. Di gran lunga la miglior performance di settore, riferisce Askanews.

Più turisti a Roma, quindi, e anche di qualità. “Stiamo modellando la nostra offerta in base all’analisi dei flussi e al target di visitatori che si va delineando nella capitale – spiega ancora Cafarotti -. Il viaggio a Roma è esperienziale, può essere ritagliato su misura a seconda delle diverse esigenze di ognuno. Di qui, i nostri percorsi dell’arte, del gusto, della moda, del verde o semplicemente la nostra Roma per famiglie”.

La Capitale traina il comparto a livello nazionale

“Di qui, soprattutto, la nostra attenzione alla specializzazione della filiera dell’accoglienza e alla cura degli itinerari proposti – puntualizza l’Assessore -. Perché la capitale, regina delle città d’arte e traino di comparto anche nazionale, fa da apripista alla valorizzazione di tutto il territorio circostante. Sempre più visitatori, giunti a Roma, colgono l’occasione di visitare altri luoghi del Lazio – afferma Cafarotti -. Il nostro impegno in questo è totale, certi che la messa a sistema di mezzi, strategie e risorse, resti il modo più efficace per valorizzarle tutte”.

Sprecare meno, la parola d’ordine degli italiani in casa

Un approccio virtuoso ed ecosostenibile verso la propria abitazione permette di tutelare l’ambiente, ma anche di ottenere un risparmio economico  significativo. Gli italiani l’hanno capito, tanto che l’82% dei nostri connazionali dichiara di seguire un comportamento attento alla sostenibilità ambientale all’interno delle proprie mura domestiche. È quanto emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio Sara Assicurazioni, la compagnia assicuratrice ufficiale dell’Automobile Club d’Italia. Gli italiani sono sempre più consapevoli, al punto che più di uno su tre (39%) si dice persino disposto a investire in interventi edilizi per riqualificare la propria abitazione e renderla così più efficiente.

Spegnere le luci quando non si è in casa e utilizzare lampadine a Led

Tuttavia, per limitare gli sprechi e gestire al meglio i consumi, oltre ai veri e propri lavori di ristrutturazione si possono anche adottare piccoli accorgimenti e attenzioni nei gesti di tutti i giorni, riporta Adnkronos. Ad esempio, molti ormai sanno che diminuire il consumo di energia fa bene all’ambiente oltre che alle bollette. Il 67% degli intervistati, infatti, spegne luci e dispositivi elettronici quando non è in casa, o quando non si trova all’interno della stanza, mentre il 59% sostituirebbe le vecchie lampadine a incandescenza con lampadine a Led, che possono durare da 8 a 10 volte in più e consumano molto meno.

Il 90%) degli italiani utilizzerebbe fonti rinnovabili per le proprie abitazioni

Il 51% degli intervistati, inoltre, preferisce acquistare elettrodomestici di classe energetica elevata, mentre il 36% ha dichiarato di fare un uso razionale del condizionatore. La sensibilità verso l’ambiente si conferma anche in tema di fonti di energia: quasi la totalità degli italiani (90%) utilizzerebbe fonti rinnovabili per le proprie abitazioni, da quella solare a quella geotermica.

E alla domanda se la domotica possa rappresentare un alleato valido per risparmiare energia, il 93% degli intervistati risponde affermativamente. Pur con alcune perplessità legate alla difficoltà di utilizzo, e sul fatto che ancora non sia sufficientemente diffusa.

L’acqua, un bene prezioso da preservare

Anche per quanto riguarda i consumi idrici gli italiani si dimostrano attenti: il 69% degli intervistati preferisce infatti la doccia al bagno, il 59% adotta accorgimenti per utilizzare l’acqua in modo razionale e il 37% ritiene utili i dispositivi frangi getto nei rubinetti. Secondo la ricerca, infine, l’attenzione dei connazionali si concentra anche sul tema dell’inquinamento idrico, tanto che quasi un italiano su tre (27%) dichiara di preferire detersivi ecosostenibili proprio in virtù del loro minore impatto ambientale.

Tre reati ambientali ogni ora: la fotografia dell’ecomafia

Rifiuti, edilizia, agroalimentare, ittica, racket di animali e ristorazione i settori incriminati di appartenere al grande gruppo dei “criminali” ambientali, con record di arresti a dir poco stellari.

Le cifre choc del Rapporto Ecomafia 2018

Dal Rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente spiccano, infatti, 538 ordinanze di custodia cautelare emesse per reati ambientali nel 2017 (139,5% in più rispetto al 2016), regolamentate dalla legge 68, perno delle inchieste su traffici illegali e sequestri e conseguenti denunce.

Risulta quindi determinante l’applicazione della legge 68 e l’apertura di inchieste  sui traffici illegali di rifiuti, che sono all’origine dell’incremento registrato nel 2017 degli illeciti ambientali, ben 30.692 (+18,6% per cento rispetto all’anno precedente, per una media di 84 al giorno, più o meno 3,5 ogni ora), del numero di persone denunciata (39.211, con una crescita del 36%) e dei sequestri effettuati (11.027, +51,5%).Più che reati, di fatto, si tratterebbe piuttosto di azioni delittuose, come affermato il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa.

Le proposte del ministro dell’Ambiente

Tra le sue proposte infatti, oltre a puntare a una maggiore efficacia applicativa, vi è l’istituzione di “un fondo unico di garanzia ambientali”, cui si aggiunge il sequestro a fini di confisca allargato per chi commette illeciti ambientali. “Chi commette un reato ambientale e non sa giustificare i proventi della propria attività, allora subisce la confisca dei beni. La legge esiste già, basta linkarla all’ambiente e dare tutto al fondo unico” ha detto all’AdnKronos Costa.

Al Centro Sud la maggior parte delle infrazioni

Secondo i dati, apparterrebbero al Centro Sud le cinque regioni a tradizionale insediamento mafioso con all’attivo il 44% delle verbalizzazioni per infrazione. Cima dell’iceberg la Campania, seguita dalla Sicilia, dalla Puglia, dalla Calabria e dal Lazio.

L’identikit dei reati

Il presidente di Legambiente Stefano Ciafani spiega come i numeri del rapporto Ecomafia 2018 mostrino i “passi da gigante fatti grazie alla nuova normativa”: in un anno sono stati effettuati 158 arresti per i delitti di inquinamento ambientale, disastro e omessa bonifica, con ben 614 procedimenti penali avviati, 538 ordinanze di custodia cautelare, 11.027 sequestri e 76 inchieste per traffico organizzato di rifiuti. Ed è proprio quest’ultimo il settore dove si registra il numero più alto di illeciti, in particolar modo con finte operazioni di trattamento e riciclo. Tra le tipologie di rifiuti predilette dai criminali svettano i fanghi industriali, le polveri di abbattimento fumi, i RAEE, i materiali plastici, gli scarti metallici (ferrosi e non), carta e cartone.

In Italia Amazon supera Google come brand più influente nel 2018

Amazon diventa il brand più influente del 2018, e spodesta Google dalla prima posizione. E nella classifica The Most Influential Brands 2018 di Ipsos quest’anno sono due le new entry nella Top 10 dei marchi più influenti in Italia: PayPal, per la prima volta in classifica direttamente al quarto posto, e Ikea, che si piazza in decima posizione.

Anche quest’anno l’istituto di ricerche di mercato ha identificato i 100 marchi che sono in grado di influenzare le nostre vite secondo l’opinione di oltre 4.000 italiani. E che non solo rappresentano l’evoluzione del mercato, ma anche le nostre abitudini nella vita di tutti i giorni.

Facilitare i processi quotidiani è un valore per determinare l’influenza di un marchio

Il primo posto di Amazon e l’ingresso della società di pagamento digitale testimoniano che la facilitazione dei processi quotidiani è un valore determinante dell’influenza dei marchi. I big del Web infatti trionfano: al terzo posto in classifica c’è Whatsapp, al quinto Facebook, seguono al sesto Apple, poi Microsoft, Youtube e Samsung.

Ikea, dal canto suo, è l’unico brand non tech e non di servizi che riesce a raggiungere per la prima volta la Top 10. Il colosso svedese dell’arredamento si dimostra quindi maestro nello storytelling incentrato sulla libertà di scelta, che in questo caso diventa espressione della propria identità.

Fuori dalla Top 10 le aziende del food

Fuori dai dieci, per la prima volta, tutte le aziende del comparto cibo, che rimangono comunque nei posti alti della classifica generale. Questo grazie al grande valore che in Italia si attribuisce ancora al settore alimentare, e alla capacità di tali brand (Nutella, Parmigiano Reggiano ecc) ad aver costruito negli anni un forte legame nazionale con i consumatori.

Non a caso questi brand si piazzano molto in alto se si parla di Trustworthy (fiducia e affidabilità) e della Corporate Citizenship (impegno e ruolo sociale).

Entertainment e moda: Netflix e Zalando

Finita l’era dei palinsesti fissi, il settore tv e dei nuovi servizi collegati è in continua evoluzione. Il suo simbolo è Netflix, che nel giro di un anno ottiene un avanzamento record, dall’81a posizione del 2017 alla 26a di oggi: un balzo di 60 posizioni. Un’altra crescita significativa è quella di Spotify, piattaforma streaming musicale, che registra un salto in avanti di quasi 30 posti rispetto al 2017, riporta Askanews.

Tra le aziende del settore moda spicca Zalando, new entry al 29o posto. In questo caso il consumatore premia un servizio rapido, personalizzabile, con un ampio catalogo di offerta che permette grande libertà di scelta, e dà la possibilità di esprimere il proprio stile

Netflix: con 125 milioni di abbonati il titolo vola in Borsa

Il numero degli abbonati a Netflix vola, e arriva a un totale di 125 milioni. Grazie all’aumento di 7,4 milioni di abbonamenti, di cui 5,5 milioni a livello internazionale, e 1,9 milioni negli Stati Uniti, i risultati del colosso della tv in streaming spingono il titolo in Borsa, dove arriva a guadagnare l’8% a 333,98 dollari per azione, ai massimi storici.

Il balzo fa volare la capitalizzazione di mercato di 140 miliardi di dollari, anche se a spingere i conti nei primi tre mesi, oltre alla crescita degli abbonamenti, è stato anche l’aumento dei prezzi, saliti del 14%.

 

Doppia conferma per il colosso dello streaming

Se le stime diffuse a gennaio indicavano una crescita netta di 6,35 milioni di utenti ne sono arrivati molti di più, con una crescita anno su anno del 43%. Per la piattaforma di streaming quindi è una doppia conferma: l’espansione internazionale ha spinto la crescita e il ritocco dei prezzi di fine 2017 non ha messo in fuga gli utenti. Anzi, il numero di abbonati è il dato che più ha sorpreso i mercati. E per il trimestre in corso Netflix stima di aumentare il numero degli abbonati di ulteriori 6,2 milioni, 1,2 negli Stati Uniti e 5 milioni all’estero.

Investimenti in contenuti per una piattaforma da Oscar

La società guidata da Reed Hastings nel primo trimestre 2018 ha vinto il suo primo Oscar con il documentario Icarus, e quest’anno prevede di spendere fino a 8 miliardi di dollari in contenuti, grazie anche ai nuovi talenti acquistati, da Ryan Murphy (il creatore di Glee, American Horror Story e Nip/Tuck), ingaggiato per 300 milioni di dollari, alla regina del piccolo schermo Shonda Rhimes. Netflix ha poi ribadito l’impegno a produrre serie internazionali, come la spagnola  La Casa de Papel (La casa di Carta), diventata la più vista di sempre tra quelle non in lingua inglese.

Il mercato Usa resta il più remunerativo e non è ancora saturo

Da un parte il Paese d’origine resta il più remunerativo, perché ha margini più alti ed è da lì che arriva ancora la maggior parte del fatturato. Negli Stati Uniti gli abbonati infatti sono meno (56,7 milioni) che all’estero, ma fanno incassare di più (1,82 miliardi). Per platea e prospettive di crescita, però, Netflix punta sui mercati internazionali, che contano 68,29 milioni di abbonati, per 1,78 miliardi di incasso.

Il prossimo trimestre quindi Netflix dovrebbe abbandonare lo status di impresa “domestica”. E secondo le previsioni dovrebbe arrivare dai mercati esteri oltre il 50% del fatturato

Nasce Cybersecurity, il primo gruppo di studio per la sicurezza dei servizi sanitari nazionali

Si chiama Cybersecurity, ed è il primo gruppo di studio per la costruzione di un sistema di sicurezza dei dati informatici nei servizi sanitari italiani. Coordinato dall’Iss, l’Istituto Superiore di Sanità, Cybersecurìty nasce da un’iniziativa del Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali, insieme al Centro Nazionale di Tecnologie Innovative in Sanità Pubblica e in collaborazione con la Polizia postale e delle Comunicazioni. L’obiettivo di Cybersecurity è perciò quello di sviluppare le conoscenze e le metodologie di difesa di tutti i sistemi informativi utilizzati in ambito sanitario. Sempre più, infatti, il tema della tutela della privacy – specie per dati tanto sensibili come sono quelli relativi alla salute – diventerà un’assoluta priorità per tutti gli stati.

Proteggere i dati dei cittadini è di primaria importanza

“Per consentire il pieno sviluppo nel sistema sanitario italiano di servizi basati sull’uso coordinato e sicuro delle tecnologie digitali è di primaria importanza proteggere i dati sanitari dei cittadini in modo uniforme su tutto il territorio nazionale”, spiega Francesco Gabbrielli, direttore del Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali. Il gruppo quindi studierà strategie specifiche per migliorare la difesa delle strutture sanitarie italiane da attacchi informatici, e si occuperà di definire adeguati e aggiornati sistemi di formazione per le professioni sanitarie. I rischi di accessi indesiderati a questi dati, quindi, dovranno essere il più possibile limitati e controllati con la tecnologia e la formazione più adeguate.

I regolamenti già ci sono, ma manca la consapevolezza del rischio informatico

“Norme e regolamenti ci sono e l’ISS lavora da anni per migliorare la gestione del rischio, tuttavia – avverte Mauro Grigioni, Direttore del Centro Nazionale di Tecnologie Innovative in Sanità Pubblica – risulta ancora insufficiente la consapevolezza di quanto siano importanti i comportamenti nell’usare i dispositivi connessi in rete, per la salvaguardia dell’atto medico e dei dati dei pazienti”.

È necessario adeguare la cybersicurezza al livello attuale di minaccia globale

“È opportuno – conclude il direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni Nunzia Ciardi – dedicare le maggiori attenzioni alla ricerca di soluzioni di cybersicurezza adeguate al livello attuale della minaccia globale, in un momento storico, peraltro, nel quale il numero degli attacchi informatici fa registrare un netto incremento su scala mondiale”. Anche i dati dei servizi sanitari nazionali, quindi, andranno messi in cassaforte e protetti da possibili furti e attacchi.

Dal 2013 al 2017 il Fisco ha recuperato cento miliardi di euro dall’evasione

Negli ultimi 5 anni sono stati recuperati oltre 100 miliardi di euro dall’evasione fiscale. E se nel 2016 si è registrato un boom delle entrate, grazie a 23,1 miliardi incassati (+22,2%), un altro significativo passo in avanti è stato fatto lo scorso anno, grazie alla somma record di 25,8 miliardi (+11,7%). In particolare, il maggiore gettito dei tributi amministrativi dell’Agenzia delle Entrate ammonta a 81,3 miliardi, a cui bisogna aggiungere altri 20,5 miliardi incassati dall’Agenzia per conto di altri enti creditori, per un totale di 101,8 miliardi di euro.

Gli strumenti del recupero crediti: versamenti diretti, ruoli e voluntary discloruse

I dati relativi al periodo 2013-2017 sono diffusi dall’Agenzia delle entrate ed elaborati dall’Adnkronos. Il recupero dei tributi amministrati è avvenuto attraverso diversi strumenti, messi in campo dall’Agenzia delle Entrate, come i versamenti diretti (cioè le somme versate con modello F24 a seguito degli atti emessi dall’Agenzia,) che hanno portato nelle casse dell’erario 50,1 miliardi. Altri 24,6 miliardi sono stati riscossi attraverso i ruoli, mentre grazie alla voluntary discloruse negli ultimi 2, anni sono stati recuperati 4,5 miliardi. Infine altri 2,1 miliardi sono il risultato dell’attività di promozione della compliance.

Le somme recuperate: da 13,1 miliardi nel 2013 a 20,1 miliardi nel 2017

Passando all’esame dei singoli anni, si osserva che dal 2013, quando gli incassi complessivi sono stati pari a 16,4 miliardi, si è registrato un constante incremento delle somme recuperate. Nel 2014 il gettito è salito a 17,6 miliardi (+7,3% rispetto all’anno precedente), mentre nel 2015 si è arrivati a 18,9 miliardi (+7,4%).

In particolare le somme recuperate dall’evasione dei tributi amministrativi sono passate da 13,1 miliardi nel 2013 a 14,2 miliardi nell’anno successivo (+2,4%). Nel 2015 gli incassi hanno raggiunto quota 14,9 miliardi, registrano un incremento del 4,9%, mentre nel 2016 il gettito è arrivato a 19 miliardi (27,5%), fino ad arrivare a 20,1 miliardi dello scorso anno (+5,8%).

Nel 2017 l’incasso per conto di altri enti creditori è stato di 5,7 miliardi

Passando alla riscossione effettuata per conto degli altri enti creditori, risulta che il primo anno gli incassi ammontavano a 3,3 miliardi, che sono saliti a 3,4 miliardi l’anno successivo (+3%). Nel 2015 il gettito è stato pari a 4 miliardi (+17,6%), nel 2015 è arrivato a 4,1 miliardi nel 2016 (+2,5%) e, infine, nel 2017 l’incasso è stato di 5,7 miliardi con un incremento del 39%.

Italiani, popolo di viaggiatori per gusto

Cosa spinge gli italiani a muoversi? Nel 30% dei casi la gola. Proprio così: un nostro connazionale su tre ha infatti fatto almeno un viaggio motivato dall’enogastronomia negli ultimi tre anni. Il risultato è il frutto dell’analisi emersa dal ‘Primo Rapporto sul turismo enogastronomico italiano’, che evidenzia quanto l’abbinata cibo e vino sia determinante nelle scelte di viaggio. Sotto l’egida dell’Università degli studi di Bergamo e della World Food Travel Association, con il patrocinio di Touring Club, Ismea Qualivita, Federculture e la collaborazione di Seminario Veronelli e The Fork- TripAdvisor, Roberta Garibaldi, esperta a livello nazionale e internazionale di turismo enogastronomico, ha coordinato l’Osservatorio e ha promosso la ricerca.

Gastromania motore dei viaggi

“Questo lavoro mette a fuoco un trend in forte ascesa. Risulta sempre più evidente come la ‘gastromania’ stia condizionando la scelta dei viaggi. Troviamo un rafforzamento su ogni fronte: ora gli italiani si muovono anche per cercare esperienze legate al cibo e al vino. Un atteggiamento sempre più simile a quello di molti stranieri” afferma Garibaldi.

L’attenzione da parte della politica

Il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, aggiunge: “C’è una domanda crescente di servizi per i turisti del cibo che va soddisfatta di più e meglio. È molto positiva la crescita dei viaggiatori che visitano i nostri territori alla scoperta delle ricchezze enogastronomiche. Serve ora aprirsi ancora di più, aggiungendo alla qualità e alla sostenibilità la parola multifunzionalità. La ricezione turistica, anche attraverso l’apertura delle strutture produttive ai visitatori, può diventare uno strumento essenziale per avvicinare produttori e consumatori, oltre che essere una voce di reddito aggiuntiva”.

L’importanza della formazione professionale

“Su questa strada  dobbiamo fare di più a partire dalla formazione professionale. Abbiamo bisogno di professionisti del cibo, che sappiano interagire anche con i turisti e i buyer stranieri. Il nostro impegno andrà avanti, come dimostrato di recente anche dalle nuove regole dell’enoturismo, che oggi rappresenta una delle chiavi più avanzate dell’agroalimentare italiano” specifica il ministro Martina.

Cosa amano gli enoturisti

Scendendo nei numeri del Rapporto, si evidenzia che il 63% dei turisti italiani, quando deve scegliere un viaggio, ritiene  importante anche la componente enogastronomica o la possibilità di effettuare esperienze tematiche. Le esperienze food più popolari, dopo il mangiare piatti tipici del luogo in un ristorante locale (indicata dal 73% dei turisti), sono visitare un mercato con prodotti del territorio (70%) e comprare cibo da un food truck (59%). Forte è pure l’interesse verso il beverage, non solo vino, ma anche birra locale.

Toscana, la regione più “golosa”

Sul fronte delle mete, la Regione che attrae maggiormente è la Toscana, ma piace anche il Sud con Sicilia e Puglia in testa.

 

Google, ecco le parole chiave del 2017

Cosa è successo di veramente significativo quest’anno? Tanti avvenimenti, certo. Alcuni importanti a livello internazionale, altri solo di costume, certi ancora riferiti al gossip. Per avere però il “peso” di quelli che sono stati i temi più caldi dell’anno, basta dare un’occhiata alle ricerche effettuate su Google dagli utenti del web. Le sorprese, in effetti, non mancano.

Da Rigopiano alla Corea del Nord

Tra le parole emergenti nel 2017 su Google, che ogni anno compila la lista dei termini che hanno fatto registrare il maggiore incremento nelle ricerche, appaiono nomi (e cognomi) per certi versi sorprendenti. A una prima lettura della classifica, sembrerebbe che gli argomenti più “caldi” siano proprio quelli legati ai personaggi famosi o comunque mediatici. Ad esempio, a livello italiano le parole più “googolate” sono Nadia Toffa (il volto del programma televisivo Le Iene, colpita a fine anno da un malore), l’Hotel Rigopiano, teatro di una terribile tragedia, ma anche Italia-Svezia, il Festival di Sanremo, la Corea del Nord e la canzone Occidentali’s Karma di Francesco Gabbani.

Nove liste per “esaminare” un anno

Google suddivide i trend più interessanti dell’anno in nove liste: parole emergenti, personaggi, eventi, i ‘perché’, i ‘come fare’, ‘cosa significa’, le mete di vacanza, le ricette, i biglietti degli eventi più gettonati nel 2017. Nadia Toffa ha generato così tanto interesse che è prima sia nella lista delle parole sia in quella dei personaggi di Google. In quest’ultima lista compaiono anche tre lutti nel mondo dello spettacolo: Paolo Villaggio, il leader dei Linkin Park Chester Bennington e Chris Cornell, voce dei Soundgarden. Tra i personaggi più gettonati non mancano Chiara Ferragni e il portiere del Milan Donnarumma.

I trend globali di Google: scandali e nozze vip ai primi posti

La lista dei trend globali di Google vede la primo posto Matt Lauer (famosissimo giornalista televisivo americano), seguito da Megan Markle, attrice e prossima sposa del principe Harry d’Inghilterra. Al terzo posto – a livello globale – ancora la nostra Nadia Toffa, e poi la schiera di attori, registi e produttori di Hollywood travolti dal recente scandalo partito da Harvey Weinstein, al quarto posto (al quinto c’è Kevin Spacey).

Perché? Catalogna e Corea al top

Nelle liste del mega motore di ricerca, tra i perché più ricercati le voci emergenti sono ad esempio la Catalogna (perché vuole l’indipendenza) e la Corea del Nord (perché vuole attaccare gli Stati Uniti). Ma non mancano curiosità più originali, come “perché fischiano le orecchie?”. Tante ricerche anche in merito alle località di vacanza, con Sicilia, Grecia e Sardegna al top.