Liberi professionisti: perchè in Italia sono più numerosi?

Con 1.402.000 unità i liberi professionisti in Italia rappresentano il 28,5% del lavoro indipendente, segnando una crescita ininterrotta dal 2010, a parte la battuta d’arresto tra il 2018 e il 2021, che ha determinato una contrazione del 2%. Secondo il VII Rapporto sulle libere professioni in Italia – anno 2022, curato dall’Osservatorio libere professioni di Confprofessioni, l’Italia si conferma il Paese con il maggior numero di liberi professionisti in Europa. Negli ultimi 10 anni registra infatti una crescita costante, frenata solo dalla pandemia, che tra il 2018 e il 2021 ha causato la chiusura di circa 24mila attività professionali. L’emergenza Covid si fa sentire soprattutto sui liberi professionisti con dipendenti, dove negli ultimi quattro anni si è registrata una flessione di quasi il 13%, soprattutto nel Nord Ovest e nel Centro Italia.

Saldi occupazionali positivi tra i dipendenti degli studi professionali

In questo ambito, tuttavia, si registrano saldi occupazionali sempre positivi tra i dipendenti degli studi: nel 2021 si contano oltre 41mila attivazioni nette, contro le 29mila del 2019. La progressiva crescita del comparto libero professionale e la parallela contrazione del lavoro autonomo hanno portato a una riconfigurazione strutturale dell’universo dell’occupazione indipendente in Italia. Se nel 2009 i liberi professionisti valevano solo il 20% del lavoro indipendente, oggi il loro peso sale al 28,5%.
In questo ambito i settori economici più dinamici sono quelli legati alle professioni scientifiche e tecniche e all’area sanità e istruzione

Donne professioniste crescono

L’onda lunga dell’emergenza Covid e l’incertezza di un quadro economico complesso ridisegnano geografia e caratteristiche demografiche della popolazione professionale in Italia. A farne le spese sono soprattutto i professionisti datori di lavoro, che calano di quasi il 13%, soprattutto nel Nord Ovest e il Centro. Tuttavia, i saldi occupazionali si mantengono in positivo, trainati dalla crescita dei contratti a tempo indeterminato. Se la crisi colpisce soprattutto le regioni del Centro (-3,7%) e del Nord (-2,8%), nel Mezzogiorno si assiste a un aumento del 2,6% del numero di professionisti, trainato dal balzo in avanti delle donne, che nello stesso periodo registrano un incremento del 4,6%.

Meno redditi per avvocati e architetti, più guadagni per i consulenti del lavoro

In calo risultano i redditi dei professionisti iscritti alle casse di previdenza private (-2%), con punte che arrivano fino al 6% tra avvocati, periti industriali e architetti, In controtendenza, i consulenti del lavoro che vedono incrementare i loro redditi del 26,5%.
Nelle professioni ordinistiche, riferisce Italpress, permane tuttavia un ampio divario reddituale di genere. Ancor più preoccupanti le prospettive del mercato del lavoro negli studi professionali che non riescono più ad attrarre neolaureati.