Acquisti on line, addio al reso gratuito?

Rivoluzione in corso nel campo della restituzione degli acquisti effettuati su web. In tutto l’Occidente, infatti, sempre più persone si trovano a dover affrontare commissioni per resi online. Nel Regno Unito, ben 8 rivenditori online su 10, come ad esempio il colosso della moda Zara, hanno abbracciato questa nuova politica, addebitando commissioni per la restituzione degli articoli. Una mossa che sembra dare l’inizio a un cambiamento epocale e che pare destinata a diffondersi in tutto il mondo.

Negli Usa i grandi brand hanno introdotto le commissioni di reso 

Negli Stati Uniti, big player come Zara, Macy’s, Abercrombie & Fitch, J. Crew ed H&M hanno introdotto commissioni fino a 7 dollari per i resi postali. Anche giganti come Amazon, seppur in maniera limitata, applicano una fee di 1 dollaro in alcuni casi di reso tramite UPS Store. Il reso gratuito, un tempo garantito, sembra essere una comodità in via di estinzione.

E in Italia cosa accade? 

Al momento in Italia, riferisce Adnkronos, la politica del reso a pagamento non ha ancora preso piede. Zara permette resi gratuiti solo se effettuati nei negozi fisici, mentre H&M, in un’ottica più selettiva, offre il reso gratuito solo ai propri membri, addebitando 2,99 euro agli altri acquirenti.

Il fenomeno del “bracketing” e la sostenibilità ambientale

La crescente tendenza del “bracketing” – acquistare più taglie o colori per poi restituire gratuitamente gli articoli non desiderati – ha reso compulsiva e non più sostenibile la politica dei resi gratis. In America, il 17% degli acquisti online del 2022 è stato restituito, per un importo equivalente a 816 miliardi di dollari. Questo comportamento, oltre a danneggiare l’economia, ha gravi ripercussioni ambientali.

L’impatto del reso gratis 

Il processo di reso gratuito impone alle aziende un pesante carico finanziario ed ecologico. Ogni articolo restituito richiede trasporto, controllo, riparazione e riconfezionamento prima di essere rimesso in vendita. Una filiera costosa e inquinante che ha spinto molte aziende a perdere fino al 50% del loro margine sui resi.

La necessità di un cambiamento

La fine del reso gratuito non solo risponde a esigenze economiche, ma si inserisce anche nel contesto di una maggiore responsabilità ambientale. Le istituzioni europee stanno già cercando di regolamentare il settore per aumentare la sostenibilità, ma sono necessari ulteriori sforzi. La sfida ambientale può essere vinta solo con l’impegno di ogni parte sociali, compresi i consumatori. L’addio a politiche di reso senza costi è un passo avanti verso una maggiore consapevolezza e responsabilità da parte di tutti.