Come riparare una vasca da bagno lesionata

Se hai notato delle perdite nella tua vasca da bagno non preoccuparti, la riparazione è spesso più semplice di quanto pensi.

Anche se potrebbe essere necessario chiamare un idraulico per risolvere il problema, ci sono alcune cose che puoi fare tu stesso per riparare la tua vasca da bagno.

Non importa se non hai dimestichezza con le riparazioni domestiche, di seguito ti mostreremo come procedere passo dopo passo.

Identificare la fonte delle perdite

La prima cosa da fare è individuare la fonte delle perdite. Se la vasca è leggermente bagnata o se c’è una piccola quantità di acqua sul pavimento, potrebbe trattarsi di una perdita nella guarnizione dello scarico o nel sifone.

Se invece il pavimento è completamente bagnato, potrebbe essere necessario il tubo di scarico, vedremo in seguito come fare.

Riparare la guarnizione dello scarico

Se la perdita è causata dalla guarnizione dello scarico, è possibile sostituirla da soli. Prima di iniziare, assicurati di avere a portata di mano una nuova guarnizione, un cacciavite a croce e una chiave inglese.

Inizia svitando la placca di scarico con il cacciavite a croce e rimuovendo il tappo di scarico. Quindi, rimuovi la guarnizione danneggiata e sostituiscila con quella nuova. Dopodiché, rimonta tutto e verifica che non ci siano perdite.

Riparare il sifone

Se il problema è il sifone, è necessario rimuoverlo per poterlo riparare. Anche qui, assicurati di avere a portata di mano una nuova guarnizione, una chiave inglese e un cacciavite a croce.

Comincia svitando il tappo di scarico con il cacciavite a croce e rimuovi il sifone dal tubo di scarico. Quindi, sostituisci la guarnizione danneggiata con quella nuova e rimonta il sifone. Ricorda di utilizzare una guarnizione nuova per assicurarti di avere una perfetta tenuta.

Riparare il rubinetto

Se il problema è il rubinetto, dovrai rimuoverlo per poterlo riparare. Trova il punto di connessione del rubinetto alla vasca da bagno. In genere, questo si trova sotto il lavandino o dietro il muro. Se il rubinetto è dotato di una manopola, rimuovi la manopola ed il tappo che copre l’accesso al meccanismo di chiusura.

Usa una chiave a tubo o una pinza per rimuovere il dado che tiene il rubinetto in posizione. Togli il rubinetto dalla vasca da bagno e controllane il difetto.

Se il problema è una guarnizione o un componente difettoso, sostituiscili con dei pezzi di ricambio. Se il problema è un meccanismo di chiusura difettoso, sostituiscilo direttamente con un nuovo meccanismo.

Rimonta il rubinetto nella vasca da bagno, assicurandoti che sia saldamente fissato e che le guarnizioni siano posizionate correttamente.

A questo punto apri il rubinetto della vasca da bagno per verificare che la riparazione sia stata eseguita correttamente.

Riparare il tubo di scarico

Se il problema è il tubo di scarico, anche in questo caso dovrai rimuoverlo per poter procedere con la riparazione.

Inizia svitando il tappo di scarico con il cacciavite a croce e rimuovi il tubo di scarico dal sifone. Quindi, sostituisci la guarnizione danneggiata con quella nuova e rimonta il tubo di scarico.

Verifica che non ci siano perdite e che il tubo di scarico funzioni correttamente.

Sostituire la vasca con una doccia

Se la tua vasca da bagno è gravemente danneggiata o se hai notato ripetuti problemi di perdite, che magari interessano anche l’appartamento al piano di sotto, potrebbe essere il momento di valutare la possibilità di sostituirla con una doccia.

Oltre a risolvere il problema delle perdite, la sostituzione vasca con doccia può avere molti altri vantaggi.

Ad esempio, una doccia richiede meno spazio e può essere più facile da utilizzare, soprattutto per le persone anziane o con mobilità ridotta.

Inoltre, una doccia consuma meno acqua rispetto ad una vasca, il che può comportare un risparmio sulla bolletta dell’acqua.

Chiamare un idraulico

Se hai provato a riparare la vasca da bagno ma le perdite persistono, potrebbe essere necessario chiamare direttamente un idraulico professionista.

È meglio infatti non tentare di riparare la vasca da bagno da solo se non sei sicuro di quello che stai facendo, poiché ciò potrebbe peggiorare la situazione o causare ulteriori danni.

Un idraulico invece sarà in grado di individuare e risolvere il problema in modo rapido ed efficiente.

Liberi professionisti: perchè in Italia sono più numerosi?

Con 1.402.000 unità i liberi professionisti in Italia rappresentano il 28,5% del lavoro indipendente, segnando una crescita ininterrotta dal 2010, a parte la battuta d’arresto tra il 2018 e il 2021, che ha determinato una contrazione del 2%. Secondo il VII Rapporto sulle libere professioni in Italia – anno 2022, curato dall’Osservatorio libere professioni di Confprofessioni, l’Italia si conferma il Paese con il maggior numero di liberi professionisti in Europa. Negli ultimi 10 anni registra infatti una crescita costante, frenata solo dalla pandemia, che tra il 2018 e il 2021 ha causato la chiusura di circa 24mila attività professionali. L’emergenza Covid si fa sentire soprattutto sui liberi professionisti con dipendenti, dove negli ultimi quattro anni si è registrata una flessione di quasi il 13%, soprattutto nel Nord Ovest e nel Centro Italia.

Saldi occupazionali positivi tra i dipendenti degli studi professionali

In questo ambito, tuttavia, si registrano saldi occupazionali sempre positivi tra i dipendenti degli studi: nel 2021 si contano oltre 41mila attivazioni nette, contro le 29mila del 2019. La progressiva crescita del comparto libero professionale e la parallela contrazione del lavoro autonomo hanno portato a una riconfigurazione strutturale dell’universo dell’occupazione indipendente in Italia. Se nel 2009 i liberi professionisti valevano solo il 20% del lavoro indipendente, oggi il loro peso sale al 28,5%.
In questo ambito i settori economici più dinamici sono quelli legati alle professioni scientifiche e tecniche e all’area sanità e istruzione

Donne professioniste crescono

L’onda lunga dell’emergenza Covid e l’incertezza di un quadro economico complesso ridisegnano geografia e caratteristiche demografiche della popolazione professionale in Italia. A farne le spese sono soprattutto i professionisti datori di lavoro, che calano di quasi il 13%, soprattutto nel Nord Ovest e il Centro. Tuttavia, i saldi occupazionali si mantengono in positivo, trainati dalla crescita dei contratti a tempo indeterminato. Se la crisi colpisce soprattutto le regioni del Centro (-3,7%) e del Nord (-2,8%), nel Mezzogiorno si assiste a un aumento del 2,6% del numero di professionisti, trainato dal balzo in avanti delle donne, che nello stesso periodo registrano un incremento del 4,6%.

Meno redditi per avvocati e architetti, più guadagni per i consulenti del lavoro

In calo risultano i redditi dei professionisti iscritti alle casse di previdenza private (-2%), con punte che arrivano fino al 6% tra avvocati, periti industriali e architetti, In controtendenza, i consulenti del lavoro che vedono incrementare i loro redditi del 26,5%.
Nelle professioni ordinistiche, riferisce Italpress, permane tuttavia un ampio divario reddituale di genere. Ancor più preoccupanti le prospettive del mercato del lavoro negli studi professionali che non riescono più ad attrarre neolaureati. 

Cosa ha cercato l’Italia su Google nel 2022?

Il 2022 volge al termine, e Un Anno di Ricerche su Google mostra la lista delle parole, delle domande e delle curiosità che gli italiani hanno cercato online sul motore di ricerca. Le tendenze di ricerca mostrano chiaramente la necessità di capire cosa succede intorno a noi, le motivazioni di un conflitto e delle personalità che lo hanno scatenato, ma c’è anche l’interesse ricorrente verso momenti di maggiore ironia e leggerezza, cercati nello sport, dal calcio al tennis, e nei suoi protagonisti. Ma anche nella musica, che combacia con un momento importante per gli italiani come il Festival di Sanremo. 
Dai Google trends 2022 emerge anche l’interesse per le personalità che, venendo a mancare, hanno lasciato un segno seppur in forme diverse, da una parte la Regina Elisabetta e dall’altra Piero Angela.

Le Parole dell’anno: da Ucraina a Blanco

Dalle domande che gli italiani si sono fatti in questo 2022, si nota l’esigenza di trovare spiegazioni a problemi pratici della vita di tutti i giorni, come le diverse agevolazioni dello Stato o la compilazione dell’Assegno Unico, ma anche domande che riportano al dramma della pandemia, legate al tampone o al green pass. I nostri ‘Perché?’ portano con sé però anche l’interesse a rispondere a domande più profonde, come la guerra o l’aumento del costo della benzina. Temi che hanno davvero caratterizzato questi mesi.
Di fatto, le 10 Parole dell’anno più googlate sono state Ucraina, al primo posto, seguita da Regina Elisabetta, Russia Ucraina, Australian Open, Elezioni 2022, Putin, Piero Angela, Drusilla, Italia Macedonia, e Blanco.

Il personaggio più cercato? Putin. L’addio più googlato quello alla Regina Elisabetta 

Quanto ai Personaggi più cercati, al primo posto si posiziona Putin, seguito da Drusilla, Blanco, Sinner, Vlahovic, Djokovic, Berrettini, Dybala, Marco Bellavia, e ultima, Ornella Muti.
E gli Addii? In prima posizione, quello alla Regina Elisabetta, seguita da quello a Piero Angela, e poi a Mino Raiola, David Sassoli, Monica Vitti, Manuel Vallicella, Catherine Spaak, Anne Heche, Olivia Newton John e Ray Liotta.

I grandi e piccoli perché: dall’invasione russa a Dybala che lascia la Juve

Quali sono i Perché posti dagli italiani durante il 2022? La prima domanda è perché la Russia vuole invadere l’Ucraina? Seguita da perché Pioli is on fire? E al terzo posto, perché aumenta la benzina?
La classifica continua con perché Draghi si è dimesso, al quinto posto perché il diesel costa più della benzina, e ancora, perché Totti e Ilary si separano, perché mezza dose moderna, Elettra e Ginevra hanno litigato, Lilli Gruber non è a Otto e Mezzo, e in decima posizione, perché Dybala lascia la 

Juve?

Cybercriminali, come agiranno nel 2023?

I cybercriminali sono sempre più aggressivi e soprattutto capaci di scardinare le misure di protezione. L’esperienza degli ultimi anni, con attacchi via via più sofisticati, hanno dimostrato di cosa siano capaci le organizzazioni di hacker. E il futuro, purtroppo, non è certo roseo. A tracciare l’identikit di quello che potrà accadere nei mesi a venire è Acronis, leader nella cyberprotection, che ha individuato le principali tendenze che influenzeranno lo scenario della cybersecurity nel 2023. Si tratta di dati utili poichè il mondo di oggi è più che mai dipendente dal digitale. Gli ambienti IT stanno diventando sempre più complessi e piccoli difetti di resilienza possono avere un impatto notevole sulla capacità di un’organizzazione di continuare a operare nonostante incidenti o violazioni della sicurezza. Ecco le principali minacce.

Il primo pericolo rimane la debolezza dell’autenticazione

Sembra strano doverlo ripetere, ma anche nel 2023 la scarsa sicurezza è da attribuire a una password debole. L’autenticazione e la gestione dell’accesso all’identità saranno infatti oggetto di attacchi più frequenti. Molti aggressori hanno già iniziato a rubare o a bypassare i token di autenticazione a più fattori. In altre situazioni, sovraccaricare gli obiettivi di richieste – ad esempio negli attacchi all’autenticazione a più fattori – può portare ad accessi riusciti senza la necessità di una reale vulnerabilità. I recenti attacchi contro Okta e Twilio hanno dimostrato che anche questi servizi esterni vengono violati. Tutto ciò, naturalmente, si aggiunge ai problemi di password deboli e riutilizzate, situazioni ancora ricorrenti negli ultimi anni. Per questo è ancora più importante capire come funziona l’autenticazione e come i dati sono accessibili e a chi.

La portata del ransomware è ancora forte

La minaccia del ransomware è ancora forte e in continua evoluzione. Se da un lato si assiste a uno spostamento verso una maggiore esfiltrazione dei dati, gli attori principali continuano a rendere sempre più professionali le loro operazioni. La maggior parte dei grandi cybercriminali si è estesa anche a MacOS e Linux e sta guardando anche all’ambiente cloud. Nuovi linguaggi di programmazione come Go e Rust stanno diventando sempre più comuni e richiedono un adeguamento degli strumenti di analisi. Il numero di attacchi continuerà a crescere perché sono ancora redditizi, soprattutto quando l’assicurazione informatica copre parte dell’impatto. Gli aggressori si concentreranno sempre più sulla disinstallazione degli strumenti di sicurezza, sull’eliminazione dei backup e sulla disattivazione dei piani di ripristino di emergenza, ove possibile. Le tecniche di Living off the Land svolgeranno un ruolo importante in questo senso. Si tratta di un attacco informatico in cui gli intrusi utilizzano software e funzioni legittimi disponibili nel sistema per eseguire azioni dannose su di esso.

Violazioni dei dati agevolate dal numero dei soggetti che vi accedono

I malware che rubano le informazioni, come Racoon e Redline, stanno diventando la norma per le cyber infezioni. I dati rubati spesso includono le credenziali, che vengono poi vendute per ulteriori attacchi tramite i broker di accesso. Il numero crescente di dati, unito alla complessità dei servizi cloud interconnessi, renderà più difficile per le organizzazioni tenere traccia delle proprie informazioni. L’obbligo di accesso ai dati da parte di più soggetti rende più difficile mantenerli crittografati e protetti. Una chiave di accesso API trapelata, ad esempio su GitHub o sull’app mobile, può essere sufficiente per rubare tutti i dati. Questo porterà a progressi nell’informatica rispettosa della privacy.

Italiani e TV, un rapporto in continua evoluzione

In un contesto rinnovato dalle nuove abitudini affermate in seguito alla pandemia, lo schermo della TV riafferma il proprio potenziale, e diventa un hub sempre più dinamico e poliedrico attraverso il quale fruire di molteplici contenuti, e gestire varie attività. Visto l’alto tasso di innovazione tecnologica, ora è considerato come un supporto smart che va oltre la semplice trasmissione di programmi. Secondo il Trend Radar di Samsung, realizzato in collaborazione con l’istituto di ricerche Human Highway, il 64% degli utenti già utilizza lo schermo TV come un vero e proprio portale da cui accedere a contenuti on-demand, in streaming e online. Quanto al valore estetico e di design, il 61% della Gen Z lo ritiene un fattore importante nella scelta di un televisore.

Non più solo visione

Lo schermo TV ha diversificato le proprie funzioni, staccandosi dal vecchio immaginario di prodotto votato alla sola visione. La svolta obbligata dall’emergenza sanitaria ha spinto gli italiani a vivere maggiormente gli ambienti domestici, complice anche la più ampia disponibilità di contenuti on-demand e in streaming fruibili dagli Smart TV, ormai la principale TV di casa per il 77% degli italiani. Con la successiva definizione della roadmap governativa indicata in vista dello switch-off, che pone il nuovo orizzonte per l’adozione della nuova TV digitale al 20 dicembre 2022, le TV sono anche al centro di un processo di rinnovamento tecnologico, che ha spinto il 73% degli italiani a dotarsi di un nuovo apparecchio negli ultimi cinque anni.

Un hub da cui gestire diverse attività

Il ruolo dinamico della TV come hub da cui gestire diverse attività si evince anche dalla scelta degli utenti di collegare allo schermo di casa i propri dispositivi di intrattenimento, tra cui le console di gioco (46%), soprattutto per il 63% dei Gen Z e per il 56% dei Millennials. Il gaming si posiziona infatti all’interno dei tre contenuti maggiormente riprodotti degli italiani, preceduto solo dalla riproduzione di video di YouTube (49%) e dall’ascolto di musica in streaming, che accompagna il 38% degli italiani. Una donna su cinque, invece, sceglie di utilizzare la TV per dedicarsi al proprio benessere, avvalendosi dello schermo per seguire lezioni di fitness o di yoga (20%), o come sottofondo (66%). 

Nel futuro controllerà i consumi

Il cambio di paradigma spingerà sempre più utenti a considerare la TV come un punto cardine dell’ambiente casalingo. Al 70% degli intervistati, ad esempio, piacerebbe che aiutasse nel controllo dei consumi elettrici della casa, ricevendo sullo schermo anche consigli su come risparmiare. Ma la TV potrebbe anche diventare un collettore dello status di funzionamento degli altri elettrodomestici o apparecchi connessi (59%). Tra le altre possibilità, anche quella di essere avvisati e ricevere notifiche quando lavatrice o lavastoviglie hanno terminato i rispettivi cicli (54%), o quando nel frigorifero mancano determinati alimenti (51%).

Lavoro: qual è il carattere giusto per fare carriera?

Le persone maggiormente aggressive e con tendenze manipolatorie a lungo termine risultano svantaggiate rispetto a persone mosse da lealtà, cortesia e generosità. Un doppio studio condotto dall’Università della California a Berkeley ha sfatato il mito secondo il quale per fare carriera è necessaria una buona dose di egoismo e sfrontatezza, mostrando come un comportamento prevaricatore o intimidatorio finisca per nuocere agli avanzamenti di carriera. I partecipanti allo studio sono stati contattati una prima volta al momento del loro ingresso nel mondo del lavoro, occasione durante la quale sono stati sottoposti a un test di personalità. Le medesime persone sono poi state contattate 14 anni dopo, in modo da poter raccogliere informazioni sui loro avanzamenti di carriera e sulla posizione ricoperta in azienda.

Ascoltare e costruire relazioni interpersonali aiutano la carriera

Lo studio ha quindi messo in luce quali sono le caratteristiche caratteriali che risultano più efficaci per fare carriera. E i risultati sono confermati anche da Carola Adami, fondatrice di Adami & Associati, società internazionale di head hunting. “Il nostro team di cacciatori di teste seleziona regolarmente figure manageriali per aziende dei settori più differenti, per poi seguirne gli avanzamenti all’interno delle aziende – spiega Adami – ed è un fatto che le persone maggiormente propense all’ascolto e alla costruzione di relazioni interpersonali stabili riescano a ottenere più agevolmente e rapidamente riconoscimenti in termini di sviluppo di carriera”.

Non contano solo le capacità di problem solving

Per questo motivo, nella consapevolezza che la presenza di determinate attitudini e soft skill risultano premianti per le aziende che assumono nuovi talenti, “già nella fase di selezione di personale qualificato i nostri cacciatori di teste prestano particolare attenzione a questi aspetti, testando non solo le capacità di problem solving, non solo la motivazione e la capacità di prendere l’iniziativa, ma anche la disposizione verso i colleghi e la capacità di ascolto attivo”, sottolinea l’head hunter.

Coniugare senso di responsabilità e controllo dello stress

Ecco allora che avere una buona disposizione nei confronti dei propri colleghi, insieme a una buona dose di altruismo, aiuta sia nella ricerca di un nuovo e soddisfacente lavoro sia nella scalata al potere all’interno delle aziende. Va peraltro sottolineato che ulteriori studi hanno indicato altre caratteristiche cruciali per fare carriera. Una ricerca realizzata dall’Università del Colorado, in collaborazione con il National Institute on Aging e con la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, ha dimostrato, ad esempio, che la soddisfazione sul lavoro e il reddito sono maggiori nelle persone che si dimostrano coscienziose ed emotivamente stabili, coniugando quindi senso di responsabilità e controllo dello stress.

Podcast: prediletti dal 36% dei GenZ 

L’ultimo Trend Radar di Samsung monitora il mercato locale dei podcast per scoprire quali sono le abitudini degli italiani in fatto di contenuti audio. Se il 79% degli italiani ascolta la radio quasi tutti i giorni, i giovani amano i podcast, addirittura prediletti dal 36% degli appartenenti alla GenZ. Per ascoltare i podcast lo smartphone è lo strumento preferito (63% vs ascolti da PC 36%), così come per gli audiolibri (66% smartphone e 30% PC). Musica e playlist, dopo lo smartphone, confermano invece un ascolto maggiore su PC, TV o soundbar. Il PC, in particolare, viene utilizzato dal 35% degli uomini e dal 28% delle donne, mentre la TV principalmente dagli uomini (30% vs donne 22%), come la soundbar (18% vs 12%).

I luoghi e le occasioni di ascolto

Per quanto riguarda luoghi e occasioni di ascolto, la casa è il luogo maggiormente apprezzato per ascoltare i contenuti preferiti. Tra le mura domestiche, il 78% ascolta musica e playlist, il 73% audiolibri e il 68% podcast.
“Quando si ascolta un podcast si è molto più attenti rispetto a quando si guarda uno show in TV – spiega Francesco Cordani, Head of MarCom Samsung Electronics Italia -. Intanto perché la maggior parte delle persone li ascolta da casa, moltissimi su smartphone, quindi è un’esperienza molto personale – continua Cordani -. Tuttavia, sta crescendo l’uso di altri dispositivi per la fruizione di podcast, come gli smart speaker o le TV”.

La radio on demand 

I podcast sono una valida modalità per approfondire diversi temi per l’89% degli italiani, e la principale fonte di informazione su notizie di attualità (26%), soprattutto dalla fascia 55-64 anni (34%) e dagli under 24 (33%). L’ascolto della radio aumenta invece all’aumentare dell’età: i principali fruitori di contenuti radiofonici hanno un’età compresa tra 45-54 anni (oltre l’89%).
“La tecnologia ha aiutato e stimolato la fruizione della radio da parte delle nuove generazioni: la creazione di app è adatta a loro perché sono nativi digitali – aggiunge Cordani -. In passato molti accendevano la radio e la lasciavano in background, mentre oggi c’è più interesse in particolare alle trasmissioni, siamo noi a creare il nostro palinsesto, grazie all’on demand”.

Generazione Wi-Fi

Il 3 ottobre ha debuttato la terza serie di podcast prodotta da Samsung, Generazione Wi-Fi . che ha l’obiettivo di esplorare il punto di vista della GenZ su argomenti come musica, fashion, innovazione e intrattenimento. Cinque episodi condotti dallo speaker radiofonico Jody Cecchetto con una tematica diversa ogni settimana, riferisce Adnkronos. Questo terzo esperimento si rivolge ai Millennials e alla GenZ affrontando argomenti come fashion, k-pop e tecnologia, e nel futuro di Samsung ci saranno altri contenuti italiani.
“Il nostro obiettivo è partire da un concetto strategico di mercato e calarlo in una realtà che dia effetti visibili in Italia – puntualizza Cordani -. Così riusciamo a essere più rilevanti nel mercato locale: raccontando le microstorie che rendono il prodotto utile nella realtà”.

Open Banking: i consumatori digitali italiani crescono del 20% 

Nel primo semestre 2022 rispetto al 2021in Italia si registra un incremento di oltre il 20% dell’utilizzo dei servizi di Open Banking, sia per quanto riguarda il consenso all’accesso ai conti sia per il processo di Access2Account. Secondo il Market Outlook sul fenomeno dell’Open Banking realizzato da CRIF, l’Italia, pur presentando un mercato meno sviluppato, e di dimensioni più modeste rispetto ad altri Paesi europei, segnala un’evoluzione culturale che vede il consumatore digitale acquisire più fiducia e dimestichezza con i processi della PSD2. I principali ostacoli da sormontare rimangono soprattutto di natura culturale, tecnologica e commerciale. Di recente, però, le banche hanno intrapreso iniziative per sfruttare a pieno le potenzialità di questo mercato.

Il profilo dei fruitori

L’utilizzo dell’Open Banking è più diffuso tra gli uomini (76%), rispetto alle donne (24%), mentre in termini di provenienza geografica circa il 13% degli utenti corrisponde a un profilo New to Country, utenti che non sono nati in Italia ma che vi hanno stabilito la propria residenza. Inoltre, più del 30% dei fruitori appartiene alla categoria New to Credit, ossia privi di una storia creditizia.
“Tale dato dimostra come questa tecnologia possa aumentare l’inclusione finanziaria, raccogliendo dati anche su profili che non possono affidarsi a un tracking creditizio pregresso”, spiega Elena Mazzotti, Head of Innovation & Strategy di CRIF.
Inoltre, circa il 70% di chi ha condiviso i propri dati di conto risulta percepire un reddito regolare e continuativo con un importo medio di circa 1.300 euro.

Transazioni per Food and Daily Spending le più frequenti

In merito alle uscite, mediamente il 28% del reddito è utilizzato per affitti, il 23% per rimborsi finanziari (mutui o prestiti), l’11% per spese assicurative.
Le transazioni effettuate in Food and Daily Spending sono poi le più frequenti per tutte le fasce d’età, mentre quelle relative a Hobby e tempo libero sono più comuni tra i giovani, e quelle categorizzate come Prestiti, tendenzialmente più presenti sui conti di soggetti più anziani. Queste osservazioni dimostrano come l’Open Banking possa rivoluzionare anche il calcolo della sostenibilità del debito, automatizzando il processo, neutralizzando eventuali tentativi di contraffazione di documenti reddituali e includendo evidenze su rendite non facilmente documentabili.

L’incremento del lending rate

Quanto al fabbisogno di credito, CRIF ha realizzato un’analisi basata su kpi e analytics proprietari, attraverso la quale è possibile individuare cluster di clientela che nel breve saranno più inclini a ricorrere a forme creditizie. Si nota un incremento nel lending rate (propensione all’acquisto di un prodotto di credito nei successivi 6 mesi) per diversi segmenti, tra cui è possibile rintracciare clienti con alte spese per attività sportive o wellness, clienti pluri-assicurati, clienti con alte spese per vestiario, clientela con profilo digital e altre categorie, che registrano comunque un incremento del lending rate superiore al 10%.

Nel 2022 il mercato immobiliare rallenta, ma resiste

Nel 2022 il fatturato immobiliare in Europa cresce del 10%, con i prezzi in salita spinti dall’inflazione. Nell’arco degli ultimi dodici mesi il volume totale degli investimenti in Europa ha raggiunto la cifra record di 387,3 miliardi di euro, superiore del 35%o rispetto al periodo 2020-2021.
Anche in Italia il fatturato cresce del +9,9%, e arriva a toccare 139 milioni di euro, anche se le transazioni residenziali sono in calo. Secondo l’European Outlook 2023, il mercato immobiliare europeo e quello italiano chiudono quindi il 2022 con un aumento simile dei fatturati. Le previsioni per il 2023 in Italia sono stimate a 148 miliardi di euro (+6,5%), collocando il nostro Paese al 2° posto fra i cinque principali mercati immobiliari europei.

In Europa fatturato a +9,9%

Le previsioni per la fine del 2022 nell’area EMEA sono fra i 320 e i 305 miliardi di euro, con un calo compreso fra il -10% e il -15% rispetto al 2021, chiuso con circa 360 miliardi di euro. La solidità dei mercati immobiliari nei principali Paesi europei, rispetto allo scenario congiunturale futuro, previsto in calo e ancora carico di incertezza, viene confermata dalle previsioni sui fatturati delle cinque principali nazioni, Germania, Francia, Spagna, Italia e Regno Unito. Nella media dei cinque Paesi la crescita nel 2022 è stimata a +12,1% rispetto al 2021, mentre allargando la stima ai 28 Paesi UE la media del fatturato è del +9,9%.

In Italia compravendite residenziali a -5,3%

Un contributo importante alla crescita dei fatturati globali in termini di valore arriva dalla variazione positiva dei prezzi registrata quest’anno, a cui ha contribuito l’aumento dell’inflazione degli ultimi mesi. Nei cinque Paesi più industrializzati, si prevede per il comparto residenziale un aumento medio del 4,5% dei prezzi delle case a fine 2022, mentre la stima per l’anno successivo è fissata al +6,5% medio annuo.  Sul fronte delle transazioni immobiliari residenziali, l’Italia dopo l’eccezionale performance del 2021, chiuderà l’anno in corso in leggero calo, con una diminuzione degli scambi del -5,3%, attestandosi sulle 710 mila compravendite. Per il 2023 si prevede una ulteriore discesa, che dovrebbe comunque restare inferiore al 6% (-5,6%) con circa 670 mila compravendite.

Segnali positivi arrivano dagli investitori 

Il comparto retail continua a offrire un quadro piuttosto travagliato sul fronte dei prezzi, che nel 2022 registrano una crescita dello 0,8% annuo, mentre la previsione per il 2023 è di un aumento del 4,3%. Segnali positivi per il comparto retail arrivano dagli investitori, che nella prima parte dell’anno corrente, rispetto al primo semestre 2021, aumentano del 31% i volumi, raggiungendo un totale di 10,3 miliardi di euro. Per quanto riguarda il comparto della logistica, le previsioni sulla chiusura del 2022 sono positive, anche se più prudenti rispetto agli anni passati. Nella media generale i valori dovrebbero aumentare del 2,9% rispetto all’anno scorso, mentre per il 2023 si prevede un aumento di un punto percentuale rispetto al 2022.

L’Italia che verrà: come saranno le famiglie del prossimo futuro?

Piccole, spesso composte da una coppia senza figli o da un singolo. Più in là con gli anni e soprattutto in deciso calo. Insomma, il futuro del nostro Paese, per quanto riguarda l’andamento demografico, non è certo incoraggiante. Il quadro tracciato dall’Istat, aggiornato al 2021, conferma la presenza di un potenziale quadro di crisi. La popolazione residente è in decrescita: da 59,2 milioni al 1° gennaio 2021 a 57,9 milioni nel 2030, a 54,2 milioni nel 2050 fino a 47,7 milioni nel 2070. SI tratta di decrementi importanti, che indicano anche che ci saranno sempre meno bambini. Per questo,  il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2021 a circa uno a uno nel 2050.

Single in aumento

L’andamento tracciato dall’Istituto di Statistica prevede un deciso aumento delle le famiglie con un numero medio di componenti sempre più ridotto. Meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2041 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà. Ancora, la popolazione cresce di età: nel 2050 la quota di individui di 65 anni o più toccherà il 34,9% (oltre un terzo della popolazione), rispetto al 23,5% odierno. Un altro dato in aumento è il numero dei single: attualmente le persone che vivono sole sono 8,5 milioni, ma diventeranno 10,2 milioni nel 2041.

Quanti saremo?

Sulla base dello scenario di previsione “mediano” è attesa una decrescita della popolazione residente nel prossimo decennio: da 59,2 milioni al 1° gennaio 2021 (punto base delle previsioni) a 57,9 milioni nel 2030, con un tasso di variazione medio annuo pari al -2,5‰. Nel medio termine la diminuzione della popolazione risulterebbe più accentuata: da 57,9 milioni a 54,2 milioni tra il 2030 e il 2050 (tasso di variazione medio annuo pari al -3,3‰). Nel lungo termine le conseguenze della dinamica demografica prevista sulla popolazione totale si fanno più importanti. Tra il 2050 e il 2070 la popolazione diminuirebbe di ulteriori 6,4 milioni (-6,3‰ in media annua). Sotto tale ipotesi la popolazione totale ammonterebbe a 47,7 milioni nel 2070, conseguendo una perdita complessiva di 11,5 milioni di residenti rispetto a oggi. Le previsioni demografiche sono, per costruzione, tanto più incerte quanto più ci si allontana dall’anno base. L’evoluzione della popolazione totale rispecchia tale principio già dopo pochi anni di previsione. Nel 2050 il suo intervallo di confidenza al 90% (ovvero che il suo presunto valore cada tra due estremi con probabilità pari al 90%) oscilla tra 51,1 e 57,5 milioni. Venti anni dopo si è tra 41,2 e 55,1 milioni.