Quanti sono i Paperoni a livello mondiale? Più di quanto si pensi

Secondo l’ultima edizione del Wealth Report, pubblicato da Knight Frank, un’agenzia immobiliare che analizza i mercati top spender, nel 2022 il numero di individui ad alto patrimonio netto è diminuito del 3,8% a livello globale, dopo l’aumento record del 9,3% nel 2021. Nonostante questo calo, ci sono state alcune eccezioni sia in determinati paesi sia tra diverse fasce di reddito, come gli “UHNWI” (ultra-high-net-worth individuals, individui con patrimonio ultraelevato), gli HNWI (high-net-worth individuals, individui con patrimonio elevato) e i miliardari.

Nel 2022 cala il numero dei super-ricchi 

Il calo degli UHNWI a livello globale nell’anno precedente è stato in gran parte causato dalla debolezza dei mercati azionari e obbligazionari. Tuttavia, 100 mercati immobiliari di lusso a livello globale hanno registrato una crescita media dei prezzi del 5,2% e un aumento del 16% degli investimenti di lusso, contribuendo ad attenuare la diminuzione della ricchezza. Nel complesso, la popolazione degli UHNWI nel mondo è cresciuta del 44% in cinque anni fino al 2022. Nonostante sia previsto un rallentamento della crescita al 28,5% nei prossimi cinque anni, si prevede che la diminuzione sia di breve durata grazie all’adattamento a un nuovo contesto economico.

Medio Oriente e Arabia Saudita, nuovi paradisi dei milionari

Il Medio Oriente è stato in netto contrasto con la tendenza globale, con un aumento del 16,9% degli individui con un patrimonio netto superiore a 30 milioni di dollari nel 2022. Gli Emirati Arabi Uniti sono stati particolarmente in crescita, con un aumento dell’18,1%, seguiti dall’Arabia Saudita con un aumento del 10,4%. Anche l’Africa ha registrato cifre positive con un aumento del 6,3% dei super ricchi, mentre l’Oceania e le Americhe hanno registrato solo un lieve incremento, rispettivamente dello 0,7% e dello 0,2%. L’Asia è rimasta coerente con la diminuzione globale della ricchezza, con una diminuzione del 6,5% della popolazione dei super ricchi, sebbene Malaysia, Indonesia e Singapore abbiano smentito questa tendenza. L’Europa ha subito una diminuzione degli ultra ricchi, con una diminuzione dell’8,5% degli UHNWI nel 2022. Le uniche eccezioni sono state l’Irlanda (+3,9%) e il Principato di Monaco (+0,9%).

Nei prossimi anni aumenterà ancora la ricchezza

Mentre la popolazione dei super ricchi è diminuita, quella degli HNWI è aumentata del 2,9% nel 2022. A livello mondiale, ci sono quasi 70 milioni di persone che possiedono un patrimonio netto superiore a 1 milione di dollari. I primi tre paesi in classifica sono la Malaysia, il Brasile e l’Indonesia. Il numero di miliardari è invece diminuito del 5%, raggiungendo quota 2.629 a livello globale. Secondo il modello di dimensionamento della ricchezza di Knight Frank, si prevede che la popolazione globale degli UHNWI si espanderà del 28,5% nei prossimi cinque anni, passando da 579.625 a quasi 750.000 individui, sebbene con una crescita più lenta rispetto al periodo 2017-2022 (+44%). Il numero di HNWI dovrebbe invece aumentare del 56,9% superando i 100 milioni nei prossimi cinque anni. Le prime dieci località con la crescita più rapida potrebbero essere in Europa e in Asia, con l’Ungheria al primo posto con un aumento del 75% della popolazione HNWI, seguita dalla Turchia (70%) e dalla Polonia (67%). Gli Stati Uniti manterranno il loro primato con la popolazione di milionari più numerosa a livello globale, prevista un aumento del 24,6%. In Italia, si prevede che la popolazione degli individui con patrimonio netto elevato (HNWI) aumenterà del 41% in cinque anni, passando da 2 milioni di persone nel 2022 a oltre 2,8 milioni nel 2027. Gli UHNWI, coloro che hanno un patrimonio netto superiore a 30 milioni, aumenteranno dell’8,6% in cinque anni, passando da circa 16.490 individui nel 2022 a 17.900 nel 2027.

Quanti milioni servono per essere “Paperoni?

Il Dipartimento di Ricerca e Sviluppo di Knight Frank ha anche identificato il livello di ricchezza individuale necessario in ogni paese per far parte dell’1% più ricco. Nel Principato di Monaco, che detiene il primato globale dei super ricchi, un individuo ha bisogno di almeno 12,4 milioni di dollari per far parte di questa categoria. Questa cifra è quasi il doppio rispetto alla soglia in Svizzera, dove l’1% più ricco possiede almeno 6,6 milioni di dollari. L’Australia si posiziona al terzo posto con 5,5 milioni di dollari, seguita dalla Nuova Zelanda e dagli Stati Uniti rispettivamente con 5,2 e 5,1 milioni di dollari. In Italia, invece, per far parte dell’1% più ricco, sono necessari almeno 2,6 milioni di dollari.

e-commerce B2c: per i retailer l’obiettivo è la multicanalità

Emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – Politecnico di Milano: nel 2023 l’e-commerce B2c in Italia vale 54 miliardi di euro, +13% rispetto al 2022. L’andamento degli acquisti online degli italiani quest’anno però è decisamente influenzato dall’inflazione. Tutti i principali merchant sono al lavoro sull’intera catena del valore (marketing, tecnologia, pagamenti, logistica, customer care) per migliorare i ricavi, ma soprattutto per contenere i costi con obiettivi di breve, medio e lungo termine. In particolare nel marketing, l’approccio è ancor più focalizzato sull’omnicanalità, grazie agli investimenti sui touchpoint che abilitano la connessione con il consumatore quando è più ricettivo alla comunicazione. Ad esempio, facendo ricorso a influencer e creator sui social network.

Pagamenti: sicurezza e fluidità del check-out

Un’interazione possibile anche grazie alla digitalizzazione dei mezzi pubblicitari, che facilitano la convergenza mediatica tra il mondo online e offline (come le campagne su Tv connesse o l’utilizzo di formati digital audio) e permettono di raggiungere l’utente in un’ottica sempre più integrata.
Sul fronte dei pagamenti, gli sforzi sono rivolti prevalentemente alla sicurezza e alla fluidità del check-out, ad esempio attraverso la personalizzazione del percorso di pagamento, o alla tokenizzazione e gestione delle esenzioni tramite l’autenticazione del cliente prima dell’acquisto.
Altro aspetto importante è la gestione dei diversi strumenti di pagamento per cogliere il maggior consenso degli utenti, che va di pari passo con l’ampliamento dell’offerta. Ad esempio, con l’attivazione del Buy Now Pay Later. 

Logistica: semplificazione e sostenibilità

Per la logistica, l’obiettivo primario riguarda la semplificazione e l’ottimizzazione, anche in ottica omnicanale, dei processi per ridurre i costi. In particolare, nel Food&Grocery alcuni interventi in questo senso riguardano l’automazione delle attività di stoccaggio e picking, e in via sperimentale, di quelle di distribuzione. Una nota positiva registrata nell’ultimo anno è il fermento di progetti in ambito sostenibilità su molteplici fronti: dalle infrastrutture (magazzini a ridotto impatto ambientale), ai prodotti (packaging riciclato per le spedizioni) ai processi di last mile delivery (adozione di veicoli elettrici, carbo-bike, ampliamento della rete di punto di ritiro).

L’AI entra nel customer care 

I player del settore, inoltre, stanno collaborando per integrare i processi di distribuzione e i sistemi informativi tra i vari soggetti coinvolti (piattaforme di food delivery e retailer GDO, merchant e-commerce e corrieri logistici) per permettere una gestione più lineare ed efficiente dei flussi di spedizioni e di dati. Nel customer care, poi, la tecnologia intrinseca nel sito e-commerce diventa uno strumento volto soprattutto a raccogliere dati e insight sul consumatore, indispensabili per migliorare l’esperienza nel medio-lungo termine. Tra i progetti più diffusi, l’utilizzo dell’AI per offrire all’utente un percorso di vendita personalizzato, e al merchant l’automazione di attività routinarie come data analytics, traduzione o image processing. 

Dispositivi mobili, come viaggiare mettendo i propri dati in sicurezza

La protezione dei dati mobili durante i viaggi è un aspetto spesso trascurato quando aspettiamo negli aeroporti, attraversiamo i controlli di sicurezza o ci dirigiamo verso la spiaggia. Infatti, molte persone prestano attenzione alla sicurezza dei loro computer e laptop, installando misure di protezione e antivirus, mentre i dispositivi mobili, che contengono molte informazioni personali, rimangono vulnerabili.
Lo scorso aprile, l’FBI ha emesso un’allerta riguardante l’uso delle colonnine di ricarica gratuite progettate per smartphone, laptop o tablet. L’avviso avvertiva che gli hacker possono infiltrarsi in queste postazioni, raccogliere informazioni personali e installare malware per accedere liberamente ai dispositivi. Un attacco hacker su un dispositivo mobile può rovinare completamente la vacanza. Meglio quindi pensarci prima, seguendo i consigli proposti da Acronis, specializzato in  cyber protection.

Utilizzare solo reti ufficiali

Anche se l’offerta di Wi-Fi pubblico gratuito può sembrare allettante, queste reti possono essere un terreno fertile per attacchi informatici. Aeroporti, stazioni ferroviarie e bar sono spesso obiettivi degli hacker, che creano reti fasulle con nomi apparentemente autentici, come “Starbuck_Guest_Wi-Fi”, per intrappolare gli utenti. È sempre meglio individuare la rete ufficiale protetta e utilizzarla. Se il Wi-Fi pubblico gratuito è l’unica opzione disponibile, è consigliabile limitare al minimo le applicazioni utilizzate e evitare di effettuare operazioni bancarie online, a meno che non sia strettamente necessario.

Viaggiare con il software di sicurezza sempre aggiornato

È fondamentale mantenere i dispositivi mobili, come telefoni cellulari, tablet e laptop, aggiornati con gli ultimi aggiornamenti di sistema. Di solito si riceve una notifica quando è disponibile un nuovo aggiornamento, ma è possibile cercare manualmente gli aggiornamenti nelle impostazioni del dispositivo. Gli utenti di iPhone dovrebbero disabilitare l’accesso AirDrop consentito a tutti e accettare solo invii da contatti noti. Inoltre, la funzione “Dov’è” su iPhone o “Trova il mio telefono” su Android può essere molto utile nel caso di smarrimento o furto del dispositivo.

Utilizzare una VPN

Un servizio VPN (Virtual Private Network, rete privata virtuale) garantisce una connessione protetta e offre un ulteriore livello di privacy e anonimato durante la connessione. La crittografia dei dati è uno dei vantaggi delle VPN. È possibile acquistare pacchetti VPN prima di partire o contattare un provider locale durante la vacanza.

Rafforzare la sicurezza con l’autenticazione a più fattori

L’autenticazione a più fattori, parte dell’approccio Zero Trust, richiede la verifica dell’accesso e non si fida immediatamente di alcun dispositivo. L’autenticazione a più fattori implica l’utilizzo di più elementi per accedere ai dispositivi, come una combinazione di password, codici univoci inviati tramite SMS o app di autenticazione, o l’utilizzo dell’identificazione biometrica come l’impronta digitale o il riconoscimento facciale. Questo complica le cose per gli hacker, che dovrebbero avere accesso non solo alla password ma anche al dispositivo stesso.

Diffidare di SMS, e-mail e applicazioni

La maggior parte degli attacchi informatici e dei furti di informazioni personali avviene attraverso il phishing. Gli hacker si fingono entità autorevoli, come emittenti di carte di credito o compagnie aeree, e inviano messaggi SMS o e-mail contenenti link dannosi per perpetrare l’attacco. Questo fenomeno si è esteso anche alle piattaforme dei social media, alle app di chat come WhatsApp, ai giochi e alle app di appuntamenti utilizzate dai viaggiatori. È fondamentale fare attenzione e non aprire link sospetti, nemmeno se sembrano provenire da enti autorevoli come gli aeroporti. Un software di sicurezza aggiornato può bloccare questi attacchi prima che causino danni.

Usare schermi per la privacy

Le colonnine di ricarica pubbliche si trovano spesso in luoghi affollati, aumentando il rischio di esposizione di informazioni private. I dispositivi di schermatura per la privacy, come i filtri schermo, sono economici e facilmente reperibili nei negozi di telefonia o online. Possono essere applicati direttamente sullo schermo del dispositivo per evitare che informazioni riservate, come password, indirizzi e-mail o documenti confidenziali, siano visibili da angolazioni non desiderate. Questi dispositivi agiscono come una barriera che impedisce a occhi indiscreti di acquisire informazioni sensibili e proteggono la privacy dell’utente.

Evitare le postazioni di ricarica pubbliche

Anche se controlliamo lo smartphone più di 100 volte al giorno, durante i viaggi questa frequenza aumenta. Quando si ha bisogno di ricaricare rapidamente la batteria, una postazione di ricarica pubblica può sembrare una soluzione comoda, ma attenzione, anche gli hacker apprezzano queste postazioni. Attraverso una tecnica chiamata “Juice hacking”, possono sfruttare prese e cavi USB delle colonnine pubbliche per installare malware o estrarre informazioni dai dispositivi. Pertanto, sebbene possa sembrare meno pratico, portare con sé un caricatore portatile è l’opzione più sicura.

Abitare: la casa è una priorità per gli italiani, ma cala il potere d’acquisto

Anche il 2023 conferma il grande interesse degli italiani nei confronti della casa, ma per quasi la metà delle famiglie le disponibilità economiche oggi sono appena sufficienti a far fronte alle spese primarie.
La perdita di potere d’acquisto si traduce in una minore quota di nuclei che riesce a risparmiare (33,8%,) con un impatto diretto sulle tendenze legate all’abitare, ovvero, la scelta di acquistare un’abitazione o quella di vivere in affitto. Nonostante nel 2023 il clima di fiducia delle famiglie italiane recepisca i segnali positivi provenienti dall’aumento della produzione industriale e dagli interventi di sostegno varati dal Governo, la capacità reddituale delle famiglie lascia intravedere campanelli dall’allarme. Emerge dall’Indagine sulle famiglie 2023 presentata da Nomisma all’interno del 16° rapporto sulla finanza per l’abitare. 

Permane l’intenzione ad acquistare, ma spesso l’affitto è l’unica soluzione

Sono circa 3,1 milioni le famiglie intenzionate ad acquistare un’abitazione nei prossimi 12 mesi. L’acquisto di una prima casa riguarda complessivamente l’81,2% delle motivazioni manifestate dagli intervistati. Quanto alla locazione, dopo la forte ripresa nel 2022, si assiste a una flessione dei nuovi contratti. La quota di famiglie che ha fatto ricorso all’affitto di una o più abitazioni per un periodo superiore a 6 mesi passa dal 5,6% nel 2022 al 5% nei primi mesi del 2023.  Le motivazioni che sorreggono la scelta di vivere in locazione confermano come per il 56% delle famiglie l’affitto rappresenti l’unica soluzione percorribile, a causa delle risorse economiche insufficienti ad accedere al mercato della compravendita. E il 13%, considera la proprietà non conveniente.

Diminuisce il ricorso al credito

La quota di famiglie che nel 2023 prevede di avere difficoltà nel pagare il canone di locazione sale al 34,8% (+3% vs 2022).  Il 42,7%, però, farebbe sicuramente ricorso al finanziamento per l’acquisto dell’abitazione, mentre il 35,2% è intenzionato con buona probabilità a ricorrere al credito. Rispetto al 2022 la diminuzione della quota di potenziali proprietari che intende rivolgersi al sistema bancario per sostenere l’acquisto dell’abitazione è imputabile a un’autoesclusione causata da sistemi di finanziamento difficilmente accessibili, e da una maggiore onerosità derivante dal rialzo dei tassi di interesse.

Mutui: difficoltà a pagare le rate

La quota di nuclei che ha difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo scende al 6% (7,5% 2022), ma sale al 27,8% la percentuale di famiglie che nei prossimi 12 mesi teme di incontrare difficoltà nel rimborsare regolarmente le rate. Rispetto alla qualità del credito erogato, nel quarto trimestre 2022 la riduzione delle sofferenze relative ai prestiti per acquisto di abitazioni è risultata più marcata rispetto al credito al consumo, anche grazie a politiche di erogazione particolarmente attente alla sostenibilità del debito. Nonostante ciò, l’incidenza delle sofferenze legate ai mutui sul totale di sistema è leggermente aumentata, attestandosi al 13,6%. In questo contesto il processo di alleggerimento dei bilanci bancari è stato garantito dalla cartolarizzazione dei mutui, proseguita anche nel 2023. Tanto che a marzo di quest’anno i prestiti cancellati delle famiglie residenti ammontavano a 51,5 miliardi di euro. 

L’AI accelera la transizione digitale delle imprese

Oltre a intervenire su diversi ambiti della vita quotidiana, l’Intelligenza Artificiale è in grado di imprimere un’accelerazione nella transizione digitale delle imprese. Per le aziende le possibili applicazioni sono diverse: automazione di interi processi, come gestione dei dati e del personale, ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e servizi con riduzione dei costi, tempi e aumento della qualità, personalizzazione della relazione con i clienti, e miglioramento dell’efficienza di dipendenti e collaboratori aziendali L’adozione dell’AI richiede, però, un cambio di mindset da parte di aziende e organizzazioni. “Non si tratta solo di acquisire tecnologie avanzate, ma di implementare un approccio olistico – commenta all’Adnkronos Paolo Lobetti Bodoni, consulting leader di EY Italia -. Questa modalità di implementazione a 360° è la chiave per generare vero valore a lungo termine”.

Per un’applicazione su larga scala serve una spinta decisa

Ignorare questa nascente rivoluzione fornita dall’AI “significa condannare le proprie imprese a una minor competitività nel mercato globale, e per l’Italia, perdere l’opportunità di accelerare la propria trasformazione digitale”, aggiunge Lobetti Bodoni.
Per un’applicazione su larga scala dell’AI servirebbe una spinta decisa, ma non senza un’adeguata governance, che garantisca una corretta adozione della tecnologia, con particolare riferimento alla sicurezza e alla protezione dei dati. Oltre a investimenti, che per quanto riguarda il nostro Paese, pur aumentati del 30% nell’ultimo anno, ci vedono ancora piuttosto indietro rispetto a Usa, Cina, Regno Unito, Francia, Germania e Spagna.

Un modello di business AI driven

Per fare in modo che l’AI rappresenti un valore aggiunto le imprese dovrebbero allineare la cultura, la struttura e le modalità di lavoro adottando una strategia integrata tra conoscenza del processo, etica e sicurezza. Il che si tradurrebbe in un cambio di atteggiamento complessivo, a cominciare dallo sviluppo di conoscenze specifiche, la definizione di processi di lavoro che integrino l’AI in modo efficace anche tramite regole chiare e un’infrastruttura adeguata.
Un modello di business ‘AI driven’, in cui l’organizzazione è interamente progettata attorno all’Intelligenza Artificiale e basata su di essa, e dove ogni funzione deve essere pensata per migliorare efficienza ed efficacia della strategia.

Il margine di crescita è ancora ampio

Finora le aziende che hanno accolto l’AI in tutta l’azienda hanno ottenuto un valore significativo dei loro investimenti, e in genere dedicano il 70% di tali investimenti all’integrazione dell’AI nei processi aziendali, il 20% alle tecnologie e il 10% negli algoritmi di AI. In ogni caso, l’impatto stimato dall’Osservatorio EY dell’uso dell’AI sul prodotto interno globale è di 15 trilioni di dollari entro il 2030. Attualmente, però, solo l’8% delle aziende è impegnato nell’adozione diffusa di tale tecnologia. Inoltre, se nell’ultimo anno l’Italia ha investito 457 milioni di euro nell’AI, a livello europeo sono stati investiti 15 miliardi. Il margine di crescita in questo settore in Italia è quindi ancora ampio.

Solo 1 lavoratore su 10 ha competenze in IA

La maggioranza dei lavoratori italiani (84%) ritiene che le competenze reali siano più importanti dei titoli di studio o del percorso professionale, ma solo 1 su 10 (13%) afferma di possedere competenze in materia di intelligenza artificiale, considerata una delle competenze digitali più richieste. Questi dati emergono dall’indagine italiana del Digital Skills Index condotta da Salesforce, che si basa sulle risposte di oltre 11.000 lavoratori in 11 paesi, di cui 1.000 dall’Italia.

Divario tra domanda e offerta

Esiste un divario tra le competenze richieste dalle aziende e quelle attualmente possedute dalla forza lavoro. Mentre l’82% dei lavoratori italiani dichiara di utilizzare competenze digitali nel loro lavoro quotidiano, pochi di loro hanno competenze che vanno oltre le tecnologie di collaborazione, l’amministrazione digitale e il project management. Al contrario, le competenze più richieste nel mondo del lavoro includono l’intelligenza artificiale e lo sviluppo di app, ma sono tra le meno utilizzate nei ruoli quotidiani. Tuttavia, i lavoratori italiani sono interessati ad acquisire nuove conoscenze tecnologiche, il che suggerisce che le aziende possono contribuire a colmare il divario fornendo percorsi di formazione continua ai propri dipendenti.

Le competenze più importanti del percorso di studi?

A livello globale, la maggior parte dei partecipanti all’indagine (82%) ritiene che le competenze reali siano l’elemento più importante nella valutazione dei candidati, mentre solo il 18% ritiene che il percorso professionale o di studi sia più importante. Inoltre, la maggior parte dei leader aziendali ritiene che lo sviluppo delle competenze digitali dei dipendenti avrà un impatto positivo sulla produttività (47%), sulle prestazioni del team (43%) e sulle capacità di problem solving (40%).

Il 67% del lavoratori favorevoli all’IA

In Italia, il 67% dei lavoratori si dichiara entusiasta dell’impiego dell’intelligenza artificiale nel proprio lavoro. Questo dato è in linea con l’interesse dei dirigenti aziendali italiani, poiché il 56% di loro afferma che la propria azienda sta valutando modi per utilizzare l’intelligenza artificiale generativa. Le competenze in materia di intelligenza artificiale sono considerate le più importanti per i prossimi anni e si prevede che aumenteranno di importanza nei prossimi cinque anni.

Però solo il 10% la utilizza

Nonostante l’importanza crescente per il futuro del lavoro, solo il 10% dei lavoratori italiani afferma di utilizzare tecnologie di intelligenza artificiale nel proprio ruolo attuale. Solo il 14% coinvolge competenze digitali correlate come la crittografia e la cybersecurity, e solo il 13% utilizza competenze di programmazione e sviluppo di app. Anche nel settore tecnologico, solo il 23% dei lavoratori utilizza competenze di intelligenza artificiale nella propria professione. Al di fuori dell’ICT, questi numeri diminuiscono ulteriormente, con solo il 7% dei dipendenti nel settore dei viaggi e del turismo e l’8% in campo sanitario che possiedono competenze in materia di intelligenza artificiale. È pertanto necessario migliorare le competenze, e quasi tutti i lavoratori (98%) ritengono che le aziende dovrebbero dare priorità alle competenze di intelligenza artificiale nella strategia di sviluppo dei dipendenti. Investire nella tecnologia e nelle competenze adeguate è considerato un passo fondamentale per affrontare le sfide attuali e future delle aziende. 

Milano, industria: nel primo trimestre 2023 prosegue la crescita congiunturale  

Nel primo trimestre 2023 i dati congiunturali dell’industria sono positivi. Secondo le elaborazioni effettuate dal Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, il primo trimestre 2023 fa registrare un aumento rispetto al quarto trimestre 2022 sia della produzione industriale (+0,9% destagionalizzato), sia del fatturato (+2% destagionalizzato).A crescere sono anche le commesse acquisite dai mercati esteri (+2,1% destagionalizzato), mentre risultano in calo quelle interne (-1,3%).

Milano: aumentano produzione, fatturato e ordini

Per l’area di Milano, il quadro delinea un aumento congiunturale della produzione industriale e del fatturato (+0,3% e +2,3% destagionalizzato). La crescita rispetto al dato lombardo è maggiore per la produzione e per il fatturato locale (+1,8% per la Lombardia, destagionalizzato). Per gli ordini interni il dato congiunturale cresce in modo più marcato per l’industria milanese rispetto alla manifattura lombarda (rispettivamente +3,4% e +0,3 destagionalizzato), allo stesso modo gli ordini esteri, per cui la performance milanese risulta migliore (+6,4% rispetto al dato lombardo di +0,8% destagionalizzato).

L’area metropolitana milanese cresce anche rispetto al 2022

Secondo l’analisi tendenziale, il primo trimestre 2023 ha consentito all’area metropolitana milanese di crescere del 3,3% per la produzione, più del dato lombardo (+2,5% in un anno). Se si considera la crescita netta del fatturato, sempre raffrontata al primo trimestre 2022, l’aumento è del 9,1% a livello locale e del 7,7% a livello regionale.
In relazione al portafoglio ordini, si registra un livello superiore a quello relativo al primo trimestre 2022 (+6,5%), con performance migliore rispetto alla manifattura lombarda (+2,8%). Inoltre, i mercati esteri milanesi hanno ripreso la crescita in modo più incisivo (+11,1%) rispetto alla componente interna (+4,1%).

Monza e Brianza e Lodi

La crescita tendenziale della capacità produttiva di Monza e Brianza colloca i volumi prodotti a un livello superiore rispetto al primo trimestre 2022 (+3,3%), superiore rispetto al dato lombardo (+2,5%). Nello stesso periodo, i dati della manifattura brianzola per fatturato (+7,8%) sono in linea con il dato lombardo (+7,7%), mentre il portafoglio ordini del manifatturiero brianzolo evidenzia un incremento reale inferiore a quanto registrato in Lombardia (rispettivamente +2% e +2,8%).
Anche Lodi evidenzia una crescita rispetto al trimestre precedente per la produzione industriale (+2,7% destagionalizzato), accompagnato dalla crescita del fatturato (+0,5% destagionalizzato), dalle commesse acquisite dai mercati interni (+0,1% destagionalizzato), e dagli ordini esteri (+0,9%).
Relativamente all’analisi tendenziale, la crescita della produzione si attesta a +5,2%, performance migliore rispetto al dato lombardo (+2,5%), e in relazione al fatturato, il recupero si attesta a +3,6%, inferiore per intensità al dato regionale (+7,7%). Per quanto riguarda gli ordini, crescono in un anno del 2,6% rispetto al 2,8% lombardo.

Arriva la stagione delle diete, un business da 14 miliardi l’anno

Secondo l’Italian Barometer Obesity Report, in Italia le persone in eccesso di peso sono più di 25 milioni, e circa 6 milioni, pari al 12% della popolazione, è a tutti gli effetti obeso, con una incidenza maggiore al Sud (14%) rispetto al 10,5% del Nord-Ovest e del Centro. La fine delle festività di Pasqua, il rialzo delle temperature medie e l’avvio della bella stagione spinge ogni anno una fetta consistente di popolazione a modificare le proprie abitudini alimentari con l’obiettivo di perdere peso e migliorare il proprio aspetto fisico. Circa 16 milioni di italiani si metteranno quindi a dieta per migliorare il proprio aspetto fisico e arrivare pronti al periodo estivo, generando un business da oltre 14 miliardi di euro. Lo afferma la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima).

Per gli integratori alimentari si spendono 4 miliardi di euro

Tanto vale infatti in Italia il mercato del cibo dietetico, ossia quei prodotti presentati al pubblico come a basso contenuto calorico, con pochi zuccheri o privi di zuccheri aggiunti, e senza grassi. Secondo Sima, solo per gli integratori alimentari la spesa nel nostro paese ha raggiunto 4 miliardi di euro. Al tempo stesso si impenna la vendita dei farmaci per la perdita del peso, che a livello globale e secondo i numeri ufficiali, registrano un aumento del +25% solo nel primo trimestre del 2023.

I rischi della dieta “fai da te”

“Il 75% di coloro che inizieranno una dieta alimentare ricorrerà tuttavia al ‘fai da te’, reperendo informazioni sul web e modificando le proprie abitudini a tavola senza rivolgersi a un professionista del settore – afferma il presidente Sima, Alessandro Miani -. Un rischio sul fronte della salute, considerato che una dieta sbagliata e sbilanciata può avere sul nostro organismo ripercussioni serie, che vanno dal semplice affaticamento e mal di testa ai disturbi del sonno, crampi o perdita di massa muscolare, fino a poter causare problemi renali, nel caso delle diete iper-proteiche sbilanciate, e malnutrizione”.

In Europa 950 mila persone ogni anno perdono la vita a causa di diete sbagliate

“E non è certo un caso se, in base ai numeri ufficiali, solo in Europa 950 mila persone perdono ogni anno la vita a causa di diete alimentari sbagliate e malsane – afferma all’Ansa Alessandro Miani -. Occorre inoltre ricordare gli ingenti costi sociali determinati dall’alimentazione sbagliata, che incide fino al 10% sulla spesa sanitaria pubblica, con un impatto sulle casse statali di circa 13 miliardi di euro annui”. 

Videogiochi, segnali di crescita per il Made in Italy 

Le ultime notizie relative al mercato dei dei videogiochi in Italia sono decisamente incoraggianti. Secondo l’associazione IIDEA, nel 2022 i consumi sono stabili, ma la produzione nazionale – e qui arrivano le buone notizie – sta crescendo a vista d’occhio. Nonostante una leggera contrazione del mercato dei videogiochi pari all’1,2%, il segmento software rappresenta ancora l’81,5% del totale, mentre le vendite di software fisico stanno tornando prepotentemente nei negozi. Tuttavia il segmento hardware sta subendo un -7,7% rispetto all’anno precedente a causa delle difficoltà di approvvigionamento di alcune materie prime. 

Il numero dei giocatori italiani è in aumento

Un ulteriore dato positivo per il comparto è che il numero di videogiocatori in Italia sta aumentando. Oggi si attesta sui 14,2 milioni, con un’età media di 29,8 anni. Di questo universo, poco meno della metà (per la precisione il 42%) è composto da donne! E’ interessante scoprire anche quali siano le piattaforme preferite dai gamer tricolori: i dispositivi mobili, seguiti da console e PC. 

Le startup diventano PMI

Ma la vera sorpresa arriva dalla produzione nazionale di videogiochi, che sta crescendo e consolidandosi sempre più da micro realtà a piccola e media impresa. Aumentano, in particolare, le imprese con un numero di addetti tra i 10 e i 20, che passano dal 15% del 2021 al 20% attuale. Il fatturato generato dalle imprese di produzione si aggira nel 2022 tra i 130 e i 150 milioni di euro, segnando un +30% rispetto all’anno precedente e mostrando un forte potenziale di crescita. Il mercato principale di destinazione rimane quello europeo, che esce però ridimensionato (dal 60% nel 2021 al 43%) a beneficio di quello nordamericano, la cui incidenza sul totale passa dal 25% del 2021 al 40% del 2022. Limitato il peso dell’Italia, per quanto in leggero aumento (7%). Per quanto riguarda gli addetti alla produzione, i professionisti aumentano del 50%, passando dai 1.600 del 2021 ai 2.400 del 2022. L’83% ha meno di 36 anni, mentre uno su quattro è donna. Il 77% del fatturato deriva dal mercato B2C (+9%), mentre per il 75% dei developer italiani il PC resta la piattaforma preferita di sviluppo: seguono mobile (50%) e console (40%). 

Capitali sempre più “misti”

La maggioranza degli operatori continua ancora a fare affidamento sul capitale proprio per finanziare l’attività di proprietà (86%), tuttavia aumentano il finanziamento delle istituzioni pubbliche (29% vs 24% 2021) e quello delle imprese private (19% vs 9%). In particolare, inizia a intravedersi l’impatto del sostegno pubblico al settore, come effetto diretto dell’attuazione del tax credit e dell’avvio di programmi di accelerazione verticali, oltre che delle acquisizioni internazionali che hanno recentemente interessato alcuni studi italiani. 

Rivoluzione per la PA: per accedere ai servizi basterà la Cie

La Pubblica Amministrazione semplifica l’accesso da parte dei cittadini: per poter accedere ai suoi servizi in sostituzione dello Spid sarà sufficiente la semplice carta d’identità, ma di ultima generazione, quella elettronica (Cie), con il semplice codice Cie. Non è più necessario, quindi, doversi prenotare, ad esempio, sul sito di Poste Italiane, o rivolgersi a un provider privato tra quelli convenzionati, come Aruba, Sielte o Tim, per richiedere e attendere di entrare in possesso dello Spid. Dal 31 marzo è sufficiente avere la semplice carta d’identità aggiornata.

Addio a complicazioni e scarse possibilità d’accesso

Via libera anche ai primi e secondi codici Pin e Puk rilasciati, i primi al momento in cui si fa la carta d’identità, i secondi spediti a casa per posta al destinatario. In pratica, ora basteranno tre credenziali di livello 1 e 2, associate alla propria carta d’identità elettronica, per poter accedere ai servizi della PA.
Prima di questa semplificazione, con la carta d’identità elettronica si poteva accedere ai servizi solo facendo ricorso al livello 3, che però per garantire il massimo della sicurezza richiedeva l’utilizzo di un lettore di smart card per il pc o di uno smartphone dotato di tecnologia Nfc. Molte le complicazioni, dunque, e scarse le possibilità d’accesso.

Attivare una coppia di credenziali, username e password

Le procedure per accedere ai servizi della PA possono avvenire da qualunque dispositivo senza dover più usare il lettore esterno di smart card e la tecnologia Nfc.
“Tutti i cittadini in possesso di Cie possono accedere ai servizi online in pochi passi e da qualsiasi dispositivo, semplicemente attivando una coppia di credenziali, username e password”, spiega il Ministero.
Nel frattempo, con una proroga di due anni, lo Spid non sparirà. La ‘scadenza-spettro’ del 23 aprile, data in cui sarebbe dovuto scadere una volta per tutte è definitivamente allontanata. 

Spid: prorogata al 2024 la piattaforma di identità digitale

A questo scopo, riporta Agi, il governo ha stanziato 40 milioni, inclusi nel decreto Pnrr, per permettere alla piattaforma di identità digitale di proseguire la propria attività anche per il 2024 e ai cittadini di connettersi con l’amministrazione pubblica. Il fine è anche di “garantire la sostenibilità degli adeguamenti tecnologici richiesti ai soggetti gestori di Spid – continua il Ministero -, per la fornitura del servizio di identità digitale con nuove modalità operative imposte dalle misure del Pnrr”.